Aiutiamo la scuola di teologia in Amazzonia, con don Damiano Raspo

Inserita nella Chiesa locale e nel territorio amazzonico, la scuola lavora per aumentare la riflessione sulla vita e sulle sfide poste dal nostro mondo e dalla creazione

Durante la Quaresima i credenti sono particolarmente impegnati sul fronte della preghiera, delle pratiche legate al digiuno e della condivisione. Per rendere più concreta quest’ultima la Caritas in collaborazione con l’Ufficio missionario della diocesi di Fossano ha elaborato alcune indicazioni: sono le mete per la Quaresima di fraternità. Oggi presentiamo la seconda, che, come la precedente, ci porta in Brasile, questa volta nel territorio dove opera don Damiano Raspo (nella foto), sacerdote “fidei donum” della diocesi di Fossano, a São Félix do Araguaia, nel Nord Est del grande Stato sudamericano.

Durante la Quaresima in diocesi di Fossano si chiede solidarietà concreta per la scuola di teologia di São Félix do Araguaia: raccontaci qualche numero della scuola...

La scuola di teologia della Prelazia de São Félix do Araguaia ha compiuto cinque anni in gennaio. Durante il primo quadriennio, sino al dicembre scorso, eravamo in 4 “assessori stabili” (una biblista spagnola del Goiás, un vescovo anglicano biblista del Pernambuco, un sociologo del Minas Gerais referente per la Conferenza episcopale del Brasile e il sottoscritto per l’antropologia teologica) e altri venivano di volta in volta invitati per i corsi necessari; i partecipanti sono stati 22, alcuni provenienti da fuori diocesi. Da quanto accenno già si nota che desideriamo uscire dallo schema professore-alunno, termini che tentiamo di evitare…

Non è una scuola frequentata solo da quanti vogliono diventare sacerdoti, ma piuttosto una scuola di formazione per contribuire alla crescita della comunità cristiana (un po’ come un Istituto superiore di scienze religiose).

La teologia non è fondamentale per vivere il vangelo di Gesù, eppure per il suo annuncio e per la costituzione di una Chiesa essa diviene necessaria per intendere le urgenze e mantenere lo spirito, l’intenzione e i modi di procedere fedeli al Signore, al Concilio Vaticano II, alla creazione e alla nostra epoca. Credere nella formazione in terra di missione e specificamente in territorio amazzonico significa ritornare a essere “discepoli missionari”, come sostenuto nella Conferenza di Aparecida del 2007, che vide l’attiva partecipazione dell’allora vescovo Bergoglio. Si tratta di riconoscerci debitori degli abitanti dell’altra parte del mondo e solidali con il futuro della creazione, la cui coscienza passa anche per la formazione di leaders (o formatori di formatori) in loco. Con profilo basso, iniziò quest’avventura il 5 gennaio 2015 presso il Centro di formazione padre Josimo in Porto Alegre do Norte; oggi, nella nuova équipe formativa, siamo in sette (fra cui due teologhe e un’antropologa della Rede Panamazônica o Repam).

Chi partecipa è invitato sin dall’inizio a essere un attivo costruttore della scuola, che è in fieri, come peraltro la stessa Chiesa locale, la quale quest’anno compie il 13 maggio i primi 50 anni (proprio quel giorno ci sarà la dedicazione della chiesa dove io opero). Fra i partecipanti, alcuni sono candidati al ministero presbiterale, altri al diaconato permanente e la maggior parte sono “operatori di pastorale” a tempo pieno della Prelazia (fra cui alcune religiose) e laici pastoralmente molto attivi. Tutti però devono avere conseguito una laurea per accedere alla nostra scuola. Insomma, forse non si può fare un paragone con i nostri Sti e Issr fossanesi, ma chi partecipa potrà giungere al baccellierato e al riconoscimento civile del titolo (laurea civile) grazie ad alcuni corsi integrativi a distanza favoriti dalla facoltà cui siamo affiliati.

Su La Fedeltà del 3 aprile l'intervista completa