Per Giovannina Rinaudo è come una boccata di ossigeno, che riesce ad illuminare il grigiore che fino ad allora ha colorato le sue giornate, tremendamente tutte uguali. Da quando può fregiarsi del distintivo dell’Azione Cattolica, che non abbandona neanche di notte, non è più inutile e senza senso il dolore sordo che non le fa trovare requie e che le provoca frequenti crisi respiratorie. Le Sorelle di Azione Cattolica riescono nel 1926 a regalarle un viaggio a Lourdes, in cui Giovannina ripone tutte le sue speranze di guarigione, nella disperata ricerca di un miracolo che purtroppo non arriva. Per la delusione che prova, cerca di ritardare almeno di qualche ora il suo rientro nella corsia dei Cronici, trovando ospitalità per una notte in casa di uno zio.
Ma il lavorìo invisibile della Grazia riprende, non appena si ritrova nel suo lettino, dal quale scende sempre più di rado e soltanto per la sedia a rotelle, perché si regge in piedi con sempre maggior fatica e comunque mai senza un appoggio. L’anno successivo le regalano un altro pellegrinaggio a Lourdes: questa volta non va più alla ricerca di una guarigione fisica, ma si porta ai Cronici, insieme a un bel po’ di medagliette da regalare alle sue anziane compagne, una grande serenità. Ora ha imparato a far fruttare ogni giorno, ogni ora, ogni istante della sua sofferenza. Con sorprendente lucidità e commovente fedeltà si è costruita un programma settimanale di offerta, in cui, come confida, tre giorni sono riservati ad un apostolato sacerdotale, due sono dedicati alla Gioventù Femminile, mentre quelli restanti sono tenuti in serbo per specifiche finalità che le vengono segnalate da chi va a trovarla. “Questa notte non ho chiuso occhio e avevo tanto male, confida con disarmante semplicità, ma non mi sono lamentata, perché tutto era offerto per…”. “Deo gratias” è quanto si lascia sfuggire quando, tra chi le affida specifiche intenzioni di offerta e preghiera, c’è chi poi torna a dirle grazie, perché ha ottenuto quanto ha domandato.
A dicembre 1932 mons. Alfredo Cavagna, il mitico Assistente Generale della Gioventù Femminile, è invitato a dettare gli esercizi spirituali alle Dirigenti nei locali del santuario di Cussanio. Nella mattinata del 7 dicembre incontra i sacerdoti della diocesi e subito dopo lo portano ai Cronici, al letto di Giovannina, come a vedere una delle “sette meraviglie” della diocesi. Per Giovannina una gioia indescrivibile; per il monsignore (che poi fu confessore di Papa Giovanni) un momento altamente edificante, da cui esce turbato e commosso. Abituata alla comunione quotidiana per dare un tono alle sofferenze della giornata, Giovannina la attende con tanta gioia anche la mattina del 7 gennaio 1933. Il sacerdote, appena entrato in corsia, si sta avvicinando al letto delle sue compagne e lei ne sente distintamente la voce. “Questa notte avevo tanta sete, sussurra alla suora che le sta rimboccando il lenzuolo e preparando il tavolino per la Comunione, ma non ho voluto assaggiare niente per poter ricevere Gesù”. “Te ne darò subito dopo, risponde la suora. Alcuni istanti dopo il sacerdote è al suo capezzale e fa il gesto di porgerle la comunione, ma Giovannina non risponde più: Gesù è venuto a prendersela, prima che lo potesse ricevere nell’ostia consacrata. In margine al manoscritto, unanimemente attribuito al futuro cardinal Pellegrino, la buona maestra Fruttero annota che quest’ultimo ha una ripresa, che sembra miracolosa, nello stato di salute piuttosto precario che sta vivendo da alcuni mesi e ciò da tutti viene attribuito alla preghiera e all’offerta generosa di Giovannina. Ne è convinto anche l’interessato che, in segno di gratitudine, chiede alla maestra di raccogliere ricordi e testimonianze per scriverne il profilo, il cui explicit è un invito valevole ancora oggidì: “Ritorna, Giovannina, per un istante ancora, a insegnare come si vive quando si soffre; come si muore quando si è tutto dato a Dio; come si gode quando l’Amore eterno si è preso tutto: gioventù, salute, mente, cuore e vita”.
(2 - fine)