Un avvenimento storico senza dubbio, perché è il primo Sinodo diocesano in 60 anni della diocesi di Comodoro Rivadavia (Argentina), a conclusione della tappa intermedia del cammino pastorale iniziato nel 1990. Una esperienza ecclesiale unica e irrepetibile (per il momento!) che ha visto coinvolte moltissime persone dell’esteso territorio diocesano, unite “in Gesù, comunione e missione” e con lo sguardo attento alla realtà che ci interpella come Chiesa ed attende risposte chiare e decise.
Tutto è iniziato due anni fa, a marzo 2017, con la messa crismale, e si è concluso quest’anno con la messa vespertina di Pentecoste, l’8 giugno (un primo articolo è stato pubblicato il 20 marzo scorso).
Possiamo dire di aver messo in atto quella “sinodalità” che papa Francesco propone alla Chiesa come chiave con la quale va interpretata la volontà del Signore sul popolo di Dio oggi e sulla missione che è chiamata a compiere. Se la sinodalità è questo, la Chiesa in missione diventa convinta che il dono più grande che possa fare all’umanità è Gesù, il Figlio di Dio che si è fatto uno di noi. È lui e solo lui la risposta integrale alle domande delle persone e solo lui può dare la forza per un riscatto dal male e una crescita nel bene. È solo lui che, rendendoci figli di Dio, ci fa anche più uomini.
La sinodalità non è un tema astratto, perché il Verbo si è fatto carne, quindi ha assunto una dimensione storica. Occorre una sinodalità adatta al nostro tempo, misurata sulle esigenze della nostra gente. La bellezza della Chiesa in “stato sinodale” è quanto abbiamo potuto, modestamente, sperimentare cercando di metterci in ascolto delle nostre comunità, ponendo orecchio ai problemi, alle difficoltà e alle sfide delle persone consultate a largo raggio, per discernere la voce dello Spirito che emerge dalle esigenze manifestate.
Dopo il primo lavoro della consulta nelle nostre comunità, si è dovuto individuare “los clamores” (ossia “il grido” emerso dalla consultazione popolare), per cogliere in essi “los desafíos” (le “sfide”). All’analisi di questa base - che è confluita nell’ “Instrumentum laboris” del Sinodo - sono state dedicate tre sessioni per definire quali sarebbero le risposte adeguate.
Un lavoro arduo, serio, meticoloso che si è addentrato nei risvolti di alcune tematiche fondamentali: cittadinanza e quartiere; famiglia; giovani e bambini; ministerialità (formazione) e catechesi; attitudine e testimonianza; scelte pastorali. Ognuna di queste tematiche ha richiesto un lavoro condiviso per gruppi “in crescendo” in vari momenti, scanditi dal regolamento sinodale, e confluendo poi in una “sintesi” di ciò che ogni sinodale aveva espresso.
È emerso un panorama variegato, ad ampio spettro sui vari fronti, che si apre d’ora in poi per aiutare a “camminare insieme”, uniti, decisi e aperti a una maggior partecipazione dell’intero Popolo di Dio nell’itinerario pastorale diocesano.
Tutto il frutto di questo lavoro sinodale, diligentemente ordinato in quanto a discernimento, opinioni diverse, suggerimenti, proposte varie, conclusioni consensuali e votazioni finali, è stato consegnato nelle mani del Vescovo durante la messa di chiusura come espressione di tutto il popolo sinodale per diventare così offerta gradita a Dio in unione al sacrificio eucaristico.
Tre sessioni ciascuna di un giorno intero, il 6 aprile, il 4 maggio e l’8 giugno; 190 sinodali convenuti per rappresentare le diverse realtà ecclesiali; Comodoro Rivadavia e Trelew come sedi; distanze di 150, 370, 450 chilometri superate in pullman e in 24 ore… la fatica e la stanchezza di simili viaggi avanti e indietro; l’organizzazione e la logistica necessarie. Tanti aspetti che stanno già a dire di per sé l’interesse, la dedizione e l’entusiasmo manifestati in questo Sinodo.
Nel frattempo, le comunità attendono il Documento Sinodale finale che sarà elaborato dal vescovo Joaquín Gimeno Lahoz (nella foto insieme a don Elio Ricca) coi suoi due vescovi ausiliari, Alejandro e Roberto, e con la consulenza del Consiglio presbiterale, del Consiglio pastorale diocesano e dell’Equipe diocesana di animazione pastorale (Edap).
Don Elio Ricca, a nome dei sacerdoti fossanesi e delle missionarie diocesane