“Una foto simbolo urtante può risvegliare nostra umanità”

La foto choc di Oscar Alberto Martinez Ramirez e della sua bambina di 23 mesi, Valeria, provenienti da El Salvador, annegati nel fiume Rio Grande nel tentativo di oltrepassare la frontiera tra Messico e Stati Uniti

Messico papà e bimba annegati nel tentativo di attraversare il Rio Grande

È vero che c’è una piccola strumentalizzazione del corpo inerme e indifeso di questi due morti ma è anche vero che, se diventano simboli del nostro tempo, può essere l’inizio di una riscossa”. Così il Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) Mario Morcellini, studioso e docente di comunicazione, giornalismo e reti digitali della Sapienza Università di Roma, commenta la foto choc di Oscar Alberto Martinez Ramirez e della sua bambina di 23 mesi, Valeria, provenienti da El Salvador, annegati nel fiume Rio Grande nel tentativo di oltrepassare la frontiera tra Messico e Stati Uniti. Una foto che ha fatto indignare gli Stati Uniti e sta facendo il giro del mondo, emblema di tutte le tragedie migratorie in corso nel nostro tempo. Anche Papa Francesco “è profondamente addolorato per la loro morte, prega per loro e per tutti i migranti che hanno perso la vita cercando di sfuggire alla guerra e alla miseria”, ha detto Alessandro Gisotti, direttore “ad interim” della Sala Stampa della Santa Sede.
La foto ricorda molto quella di Alan (Aylan) Curdi, il bimbo siriano annegato nel Mediterraneo nel 2015. Grande emozione, poi di nuovo indifferenza e cinismo per il dramma delle morti nel Mediterraneo. Ogni volta dobbiamo arrivare fino a questo punto per scuotere la coscienza civile?
La potenza della fotografia, per il modo in cui immobilizza la realtà, singolarmente urtante, soprattutto della nostra coscienza, la dice lunga sul fatto che almeno in profondità noi restiamo umani. Bisognerebbe riflettere sul fatto che basta una fotografia per ripristinare elementi di coscienza ed autocoscienza del nostro tempo. C’è un passaggio, in un romanzo di Graham Greene, in cui l’autore racconta di poliziotti aguzzini ad Haiti che portano gli occhiali scuri per non farsi vedere negli occhi e per non guardare le vittime, per evitare un indebolimento della loro coscienza e quindi provare pietà. Questo significa che negli occhi degli uomini è depositata una grande risorsa, quella di una lettura della realtà che può persino liberarsi dalle mode e dall’eccesso di pressioni politiche che sembrano fondarsi sulla rinuncia alla consapevolezza. La foto immobilizza il nostro sguardo e dimostra che siamo comunque permeabili al dolore del mondo... continua a leggere

Patrizia Caiffa (fonte SIR)