“Gesù rivela ai suoi discepoli la necessità di un’opzione preferenziale per gli ultimi, i quali devono essere messi al primo posto nell’esercizio della carità”. Lo ha spiegato il Papa, nell’omelia della messa celebrata lunedì 8 luglio nella basilica di San Pietro – alla presenza di 250 persone, tra migranti e operatori – in occasione del sesto anniversario della visita a Lampedusa, méta del suo primo viaggio pastorale. “Sono tante le povertà di oggi”, ha ribadito il Papa citando San Giovanni Paolo II: “I poveri, nelle molteplici dimensioni della povertà, sono gli oppressi, gli emarginati, gli anziani, gli ammalati, i piccoli, quanti vengono considerati e trattati come ‘ultimi’ nella società”.
“Salvezza” e “liberazione”, le due parole al centro dell’omelia, a partire dall’episodio biblico della scala di Giacobbe, che “in sogno, vede una scala che in basso poggia sulla terra e in alto raggiunge il cielo”, simbolo del “collegamento tra il divino e l’umano, che si realizza storicamente nell’incarnazione di Cristo offerta amorosa di rivelazione e di salvezza da parte del Padre”. La scala, per Francesco, “è allegoria dell’iniziativa divina che precede ogni movimento umano”: è “l’antitesi della torre di Babele, costruita dagli uomini che, con le proprie forze, volevano raggiungere il cielo per diventare Dèi”. In questo caso, invece, è Dio che “scende”: “è il Signore che si rivela, è Dio che salva. E l’Emmanuele, il Dio-con-noi, realizza la promessa di mutua appartenenza tra il Signore e l’umanità, nel segno di un amore incarnato e misericordioso che dona la vita in abbondanza”. “Solo Dio salva”, ha ricordato il Papa, ed è “questo totale ed estremo affidamento è ciò che accomuna il capo della sinagoga e la donna malata nel Vangelo”, entrambi episodi di “liberazione dalla malattia e dalla morte”. “Da una parte abbiamo la figlia di una delle autorità della città; dall’altra abbiamo una donna afflitta da una malattia che fa di lei una reietta, una emarginata, una persona impura”, ha commentato il Pontefice: “Ma Gesù non fa distinzioni: la liberazione è elargita generosamente in entrambi i casi. Il bisogno pone entrambe, la donna e la fanciulla, tra gli ‘ultimi’” da amare e rialzare”.
“Periferie esistenziali delle nostre città popolate di persone scartate, emarginate, oppresse”
“In questo sesto anniversario della visita a Lampedusa, il mio pensiero va agli ‘ultimi’ che ogni giorno gridano al Signore, chiedendo di essere liberati dai mali che li affliggono”. L’elenco di Francesco è ampio e dettagliato: “Sono gli ultimi ingannati e abbandonati a morire nel deserto; sono gli ultimi torturati, abusati e violentati nei campi di detenzione; sono gli ultimi che sfidano le onde di un mare impietoso; sono gli ultimi lasciati in campi di un’accoglienza troppo lunga per essere chiamata temporanea. Essi sono solo alcuni degli ultimi che Gesù ci chiede di amare e rialzare”. “Purtroppo le periferie esistenziali delle nostre città sono densamente popolate di persone scartate, emarginate, oppresse, discriminate, abusate, sfruttate, abbandonate, povere e sofferenti”, il grido d’allarme del Papa. “Nello spirito delle Beatitudini – l’appello – siamo chiamati a consolare le loro afflizioni e offrire loro misericordia; a saziare la loro fame e sete di giustizia; a far sentire loro la paternità premurosa di Dio; a indicare loro il cammino per il Regno dei Cieli”.
“Sono persone, non si tratta solo di questioni sociali o migratorie!” ha esclamato il Papa, nella parte finale dell’omelia. “Non si tratta solo di migranti!”, ha spiegato Francesco, nel duplice senso “che i migranti sono prima di tutto persone umane, e che oggi sono il simbolo di tutti gli scartati della società globalizzata”. Poi Francesco si è rivolto direttamente ai 250 migranti e operatori presenti in basilica: “So che molti di voi, che sono arrivati solo qualche mese fa, stanno già aiutando i fratelli e le sorelle che sono giunti in tempi più recenti. Voglio ringraziarvi per questo bellissimo segno di umanità, gratitudine e solidarietà”.
Fonte SIR