“Essere alpino ti aiuta ad affrontare le difficoltà della vita”

Intervista a Maurizio Castelli, capogruppo delle "penne nere" di Fossano, in attesa del Raduno di settembre

Maurizio Castelli, capogruppo delle

Per il Gruppo degli alpini fossanesi sono settimane di intenso lavoro. Le “penne nere” stanno lavorando al settimo Raduno alpini della Piana cuneese, che la città degli Acaja ospiterà dal 6 all’8 settembre. Ogni anno, viene proposto un raduno di alpini nella pianura della Granda, uno dei quatto settori - insieme ad Alpi, Langhe e Roero - in cui la sezione cuneese dell’Associazione nazionale Alpini ha suddiviso la provincia per quanto riguarda la sua organizzazione interna: in questo 2019 tocca a Fossano, perché il gruppo locale festeggia i novant’anni dalla fondazione. Nell’evento sono coinvolte anche le “penne nere” del gruppo di San Sebastiano, che conta 59 anni dalla nascita; l’appuntamento nella città degli Acaja è inoltre il 16° raduno della Sezione cuneese.

“La Fedeltà”, sul prossimo numero in edicola tra pochi giorni, parlerà in modo ampio del Raduno, che prevede anche la presentazione di un nuovo monumento dedicato ai Caduti fossanesi durante la ritirata di Russia. Nell’attesa, abbiamo incontrato Maurizio Castelli. Ottantunenne, è dal 2009 il capogruppo delle “penne nere” fossanesi; il gruppo della città degli Acaja conta 190 alpini e una trentina di aggregati.

Alpini in festa: oggi servirebbe la naia?
La società ne trarrebbe vantaggio. È una scuola di vita: insegnerebbe spirito di solidarietà e sacrificio, senso civico. Anche la visita medica era utile: molti hanno scoperto patologie come un soffio al cuore grazie ad essa.

Che cos’è oggi, per lei, l’«alpinità»?
È lo spirito di corpo che hai acquisito. L’esperienza come alpino ti dà una formazione che ti aiuta a convivere con gli altri e ad essere tollerante, ti insegna uno spirito di adattamento che ti permette di affrontare meglio le difficoltà della vita. È insomma l’educazione che darebbe un buon padre di famiglia.

Nell’immaginario collettivo, le iniziative degli alpini sono anche un’occasione di mangiare e festeggiare. Come vive questo aspetto mondano?
Nella sede del nostro gruppo, abbiamo una cucina. Per noi, trovarsi insieme rappresenta un momento appagante: partecipano anche le mogli, è come una grande famiglia. E ci impegniamo ad aiutare chi è in difficoltà.

Lei perché scelse di diventare alpino?
A dire il vero, chiesi di fare il carrista; invece mi mandarono negli alpini. Dopo sei mesi di corso, fui destinato alle caserme come sergente istruttore di armi. In seguito, sono stato molto contento di essere stato alpino.

Oggi a Fossano sono presenti due reggimenti, ospiti in altrettante caserme. Quali sono i rapporti con loro?
Quando c’era la leva obbligatoria, la nostra presenza nelle caserme era assidua; ora i militari sono professionisti. Ci coinvolgono per ricorrenze come il 25 aprile e il 4 novembre e manifestazioni come Cinedehors; a volte effettuiamo per loro piccoli lavori, interventi di manutenzione.