A Bruxelles si prepara la nuova legislatura Ue

Rubrica Europa di Franco Chittolina

bandiere degli stati europei e dell'Europa
(foto SIR)

A Bruxelles le vacanze sono finite da un pezzo, per qualcuno proprio non ci sono state, anzi. È il caso in particolare della futura presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e della sua squadra, alle prese con la formazione del nuovo collegio dei commissari, l’elaborazione del programma di lavoro e le nuove proposte da lanciare nei primi fatidici “cento giorni “ di governo.
Per la nuova Commissione europea la legislatura comincerà il primo novembre, all’indomani della scadenza di Brexit, sempre che non ci siano ulteriori proroghe.
Sulla formazione della futura Commissione i lavori sono a buon punto, potrebbero anche chiudersi presto se l’Italia fosse mai in grado di proporre la sua candidatura a tempo ormai scaduto.
La scelta italiana dipenderà dall’esito della crisi: in caso di nuovo governo, il manuale Cencelli dovrà essere aggiornato integrando quella poltrona tra quelle dei ministri di prima fascia, quelli che davvero contano. Se ne sono resi conto anche i grillini, affamati di poltrone, che ne rivendicano adesso l’indicazione, con l’argomento pretestuoso che in Partito democratico avrebbe già il presidente del Parlamento europeo, Davide Sassoli. Dimenticando che di quella Presidenza tutto si può dire, salvo che sia stato un prodotto della politica italiana e il nome di Sassoli sia da mettere in quel conto.
Intanto mentre a Roma si continua a litigare, a Bruxelles i giochi si stanno chiudendo. Ursula VDL è vicina al traguardo che si era imposto di un collegio rispettoso della parità di genere, naturalmente sempre in attesa della designazione italiana dove molte donne non sembrano in lizza.
Nell’Unione Europea la parità di genere deve però anche accompagnarsi a un delicato equilibrio tra le famiglie politiche e con la distribuzione dei portafogli tra le appartenenze nazionali: un esercizio complesso dal quale dipenderà il consenso che sarà necessario ottenere dal Parlamento europeo.
Gli europarlamentari esamineranno infatti i candidati proposti dai governi nazionali tra il 30 settembre e l’8 ottobre e voteranno il nuovo collegio il 23 ottobre. Sfileranno davanti alle commissioni parlamentari nove candidature in provenienza dall’area politica del Partito popolare europeo, altrettante da quella socialista e cinque da quella liberale, una probabile dalla destra polacca e nessuna per ora dai Verdi europei. Resta qualche posto da definire, quello italiano in particolare.
>Ma è sulla distribuzione dei portafogli che la scelta sarà più difficile e non mancherà di provocare tensioni e sorprese.
Due poltrone importanti sono già state ipotecate da un orientamento del Consiglio europeo dei Capi di Stato e di governo per bilanciare la scelta contrastata della tedesca Ursula VDL. Si tratta di due vicepresidenze, destinate una alla liberale danese Margrethe Vestager e l’altra al socialista olandese Frans Timmermans, entrambi capofila dei rispettivi partiti alle elezioni europee, disinvoltamente scavalcati dal Consiglio europeo in occasione della designazione di Ursula VDL.
Ormai acquisita per il socialista spagnolo, Josep Borrell, la poltrona di Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, la battaglia si concentrerà sui portafogli economici senza escludere quello sulla ricerca e il digitale e qualche possibile sorpresa di nuovi portafogli assenti in passato.
Composta la squadra bisognerà mettere a punto il programma cui già sta lavorando la Presidente e qui non sono i temi che mancano, anzi il primo problema sarà fissare delle priorità. Saranno certamente in buona posizione le preoccupazioni per l’economia e il commercio internazionale, l’ambiente e il digitale, la fiscalità e il bilancio 2021-2027, ma non dovrebbe mancare un’accresciuta attenzione al rilancio delle politiche sociali e al problema irrisolto della gestione dei flussi migratori, a cominciare dalla revisione dell’Accordo di Dublino per nuove regole sulle politiche dell’asilo per i rifugiati.
A rendere tutto ancora più complicato ci penserà la Brexit, che terrà a battesimo la nuova legislatura e non sarà una passeggiata. Come d’altronde non lo è mai stato il cammino faticoso del processo di integrazione europea.