Genitori quasi perfetti

Genitori quasi perfetti

di Laura Chiossone; con Anna Foglietta, Paolo Calabresi, Lucia Mascino, Marina Rocco, Elena Radonicich.

Mamma single iper ansiosa e fragile, Simona (Anna Foglietta) vive con il figlio Filippo di otto anni in un bell’appartamento nel centro di Milano. Stressata e insicura all’ennesima potenza, Simona decide di organizzare in casa la festa di compleanno del figlio invitando i compagni di scuola di Filippo e relativi genitori. Già il solo acquisto dei materiali per la festa (palloncini, torta e snack vari) manda in fibrillazione la giovane mamma che nei fatti annega in un bicchier d’acqua e anche la tornata di inviti non va molto meglio perché molti dei genitori incontrati durante una riunione a scuola rifiutano l’invito. Nonostante ciò la festa prende il via, genitori e bambini, questi ultimi in maschera, si presentano puntuali a casa di Simona e Filippo. I bambini sono certamente la parte migliore della festa, spontanei e naturali, i genitori al contrario sono un’accozzaglia di disperati. C’è la coppia di ecologisti vegani super integralisti, al confronto i talebani sono persone dialoganti, c’è l’estetista svampita e dai costumi un po’ leggeri, c’è la mamma lesbica, il papà disoccupato che fa il casalingo e il papà separato che lavora sempre e ha poco tempo per stare con il figlio, insomma un bel campionario di varia umanità. Fatalmente è dal (mancato) rapporto tra i genitori che nascerà l’azione drammatica del film che è frutto per l’appunto delle crescenti tensioni che si instaurano tra adulti che si conoscono poco o nulla, che parlano troppo e giudicano ancor di più, fino al climax e allo scontro finale.
Simpatico e divertente nelle sequenze di apertura quando con la voce fuori campo del piccolo Filippo vengono descritti compagni di scuola e relativi genitori, il film perde progressivamente mordente, la storia si avvita su se stessa percorrendo binari di eccessiva prevedibilità e, soprattutto, i vari interpreti risultano eccessivamente caratterizzati da risultare alla fine delle semplici macchiette, personaggi così stereotipati da privare della necessaria credibilità la storia stessa. Il soggetto in sé era assolutamente interessante, lo script (e il casting) che l’ha sviluppato assai meno, peccato.