La truffa al “Santa Croce” di Cuneo

Materiale per operazioni chirurgiche pagato e mai consegnato: nei guai un caposala e un imprenditore

Agenti della Guardia di Finanza svolgono una verifica fiscale
Foto SIR

Il primo riceveva una bustarella da 6mila euro ogni anno e aveva viaggi pagati; il secondo fatturava all’azienda ospedaliera materiale mai consegnato. Antonio Iannicelli, 57enne caposala e responsabile della logistica al blocco operatorio del “Santa Croce e Carle di Cuneo”, e Luigi Martinelli, 71enne titolare della società Sanitor di Nichelino, sono accusati di corruzione e truffa aggravata. È il bilancio dell’operazione “Titanio”, effettuata dalla Guardia di finanza di Cuneo: le Fiamme gialle, coordinate dal procuratore capo sempre del capoluogo Onelio Dodero, hanno accertato un ammanco di 951mila euro, accumulato a partire dal 2015. Gli stessi vertici dell’ospedale, dopo aver notato anomalie e intuito il raggiro, si erano rivolti alla magistratura.

Secondo gli inquirenti, dopo gli interventi chirurgici il caposala riportava sui relativi registri materiale che in realtà non era stato utilizzato in sala operatoria: poteva così farne acquistare altro. Si trattava di quattro tipi di fili di sutura - anche in acciaio rivestito di titanio, da cui il nome dell’operazione dei finanzieri - e di protesi “Gexfix”, del valore di 1.500 euro l’una. A fornirli - o, meglio, a farseli pagare senza consegnarli - era la Sanitor di Nichelino, che per questo ricompensava l’infermiere complice. Le migliaia di euro sborsate dall’ospedale venivano “nascoste” nelle voci della spesa sanitaria che la struttura sostiene abitualmente.

L’arresto del caposala è avvenuto circa un mese prima che toccasse all’imprenditore: indagando sull’infermiere, i finanzieri sono arrivati al 71enne che lo aveva corrotto e che, peraltro, è uno “storico” fornitore del “Santa Croce”. L’azienda sanitaria aveva riscontrato, attraverso controlli interni, uno sforamento anomalo di spesa in capo al alcuni reparti, fra cui l’Ortopedia e la Chirurgia plastica che si servono abitualmente del blocco operatorio: sono così state effettuate verifiche su bolle, fatture e ordini e sull’eventuale presenza in magazzino del materiale sanitario acquistato e non utilizzato. I finanzieri a loro volta hanno controllato, per le varie operazioni chirurgiche, se i dispositivi medici “caricati” sui registri fossero realmente stati impiegati; si sono serviti inoltre di intercettazioni ambientali e telefoniche e di un dispositivo gps installato sull’auto dell’infermiere.

Le Fiamme gialle hanno illustrato i dettagli dell'operazione in una recente conferenza stampa. L’indagine è ancora aperta.