Il Sinodo per l’Amazzonia al giro di boa

Alcuni temi emersi nei primi dieci giorni: la questione ecologica, il ruolo delle donne nella Chiesa, i diritti degli indigeni...

Processione e inizio dei lavori del Sinodo sulla Amazzonia
Foto Siciliani-Gennari/SIR

Il Sinodo per l’Amazzonia (#SINODOAMAZONICO) è al giro di boa. In questi primi dieci giorni (dal 7 al 15 ottobre) la discussione è avvenuta nelle Congregazioni generali (una decina di riunioni con i 184 padri sinodali) e nei Circoli minori. Nella serata del 17 ottobre verrà presentata ufficialmente in aula la relazione conclusiva che sarà poi resa pubblica. Tutta l’ultima settimana sinodale sarà dedicata a rivedere il documento, discuterlo e votarlo il 26 pomeriggio per riconsegnarlo al Papa, che domenica 27 presiederà la messa conclusiva del Sinodo.
Fin da subito la discussione nelle Congregazioni generali e nei Circoli è ruotata intorno ad alcuni grandi temi: la questione ecologica; i diritti degli indigeni; il modo di essere Chiesa in Amazzonia...
Il primo tema è stato ribadito con forza in vari interventi. Come quello di Carlos Alfonso Nobre, scienziato, Premio Nobel per la Pace 2007, che ha richiamato l’attenzione sulla distruzione progressiva dell’Amazzonia: “Ci restano 15 o 20 anni prima della totale scomparsa della foresta amazzonica; ora siamo al 15% della deforestazione, cioè molto vicini al punto di non ritorno, con tassi di disboscamento e di incendi in aumento”.

Il tema si inquadra in quella che Papa Francesco nella Laudato Si’ definisce “ecologia integrale”: distruzione dell’ambiente in seguito a sfruttamento discriminato delle risorse naturali e violazione dei diritti umani, in particolare dei popoli indigeni, accompagnate da crescenti disuguaglianze sono due facce della stessa medaglia. “La difesa della terra equivale alla difesa della vita”, hanno detto alcuni uditori presenti al Sinodo, auspicando che i governi locali pongano fine alle ingiustizie nei confronti dei popoli nativi, spesso discriminati o “messi in vetrina”: “Anche la comunità internazionale deve intervenire concretamente per porre fine ai delitti perpetrati contro i nativi dell’Amazzonia, perché tale regione non può essere trattata come una merce”. (Vedi anche l'intervento del braidese Carlo Petrini, presidente di Slow food, uditore al Sinodo).

Tra le proposte emerse al Sinodo quella di introdurre i “peccati ecologici”, commessi a danno della creazione e dell’armonia del creato. I padri sinodali (tra cui mons. Ciocca Vasino, intervenuto a Fossano il 3 ottobre scorso) hanno fortemente insistito su “una conversione ecologica che faccia percepire la gravità del peccato contro l’ambiente e il pianeta alla stregua di un peccato contro Dio, contro il prossimo e le future generazioni”.

Nuovi ministeri per la Chiesa amazzonica
Sotto questo cappello generale, rientrano vari temi discussi a tutti i livelli: nuovi ministeri per uomini e donne e nuovi cammini a servizio della Chiesa, la questione del celibato e dei “viri probati” (cioè l’ordinazione sacerdotale di uomini sposati con una vita esemplare), un riconoscimento dei ministeri svolti dagli indigeni… In particolare, i padri sinodali hanno fatto emergere la necessità di “promuovere una partecipazione più attiva della donna nella vita della Chiesa” e hanno lanciato un invito a “contrastare la violenza sulle donne” e il “machismo” imperante. “Si tratta di far emergere la soggettività ecclesiale delle donne - ha spiegato padre Giacomo Costa, segretario della Commissione per l’Informazione -, non per una rivendicazione, ma come riconoscimento di quello che si sta già vivendo”. “I due terzi delle comunità amazzoniche che sono senza sacerdoti sono dirette e coordinate da donne: le donne hanno bisogno di riconoscimenti concreti - ha detto mons. Kräutler, vescovo prelato emerito di Xingu (Brasile) - come il diaconato femminile”. “Non è una questione di potere, ma di partire dal servizio” sottolinea suor Gloria Liliana Franco Echeverri, presidente della Confederazione latino-americana dei religiosi (Clar).

Suor Birgit Weiler, peruviana della Congregazione delle Suore Missionarie Mediche, va oltre: “Servono più donne in posizioni di leadership, non come ruolo di potere, ma come condivisione dei nostri doni, talenti e carismi. È importante che veniamo incluse nelle decisioni importanti”. Suor Weiler ha spiegato che nel Circolo minore di cui fa parte si è parlato anche del mancato diritto di voto per le donne presenti al Sinodo. “Già l’ultimo Sinodo ha stabilito che non è necessaria l’ordinazione al sacerdozio per votare: se si partecipa all’intero processo sinodale (sono 35 le donne al Sinodo, ndr), si partecipa anche alla responsabilità delle decisioni prese”.
Tra le proposte, è stata segnalata la “possibilità di incrementare il diaconato permanente degli indigeni, che svolga diverse funzioni”, tra cui “il ministero della Parola, l’amministrazione dei battesimi, della comunione, dei matrimoni, l’accompagnamento nelle celebrazioni per i defunti”.
È emersa più volte anche la questione dell’ordinazione sacerdotale di “viri probati”. “I popoli indigeni non intendono il celibato, e lo dicono apertamente”, ha testimoniato mons. Kräutler; inoltre, c’è la questione dell’Eucarestia, cioè il fatto che migliaia e migliaia di comunità in Amazzonia non hanno l’Eucaristia, se non due o tre volte l’anno.
Insomma, le questioni sul tappeto sono tante, alcune delicate e dirompenti. Vedremo quali confluiranno nel documento finale.

Approfondimenti e interventi del SIR dedicati al Sinodo per l'Amazzonia: