Il mio profilo migliore

Il mio profilo migliore

Di Safy Nebbou; con Juliette Binoche, François Civil, Nicole Garcia, Marie-Ange Casta, Guillaume Gouix.

Amore e false identità ai tempi dei social network, è questo il nocciolo narrativo del film di Safy Nebbou. Ma questa volta i protagonisti non sono come ci si potrebbe attendere in un primo momento dei ragazzini privi di personalità “risucchiati” dal Game (come lo definirebbe Baricco) che fanno “catfishing” in cerca di emozioni ed esperienze, ma due adulti cresciuti e consapevoli, un ventiquattrenne di belle speranze e ottime fattezze e una matura cinquantenne ancora assai affascinante.
Docente universitaria, separata e con due figli, Claire da dopo la fine del matrimonio ha una relazione con Ludo, ma il rapporto in sé è privo di profondità e vere emozioni così, spinta da un desiderio neppure troppo chiaro a lei stessa (a dispetto del nome, Claire), la donna decide di creare un suo doppio virtuale su Facebook, omettendo alcuni fondamentali dettagli tra i quali due figli, il divorzio e circa trent’anni di età.
Attraverso il suo profilo (migliore?) Claire/Clare entra in contatto con Alex (François Civil), un giovane e avvenente fotografo e da lì in poi la situazione lievita in un crescendo di messaggi e affettuosità sempre più espliciti, per poi precipitare quando scatta il tentativo di uscire dai luoghi in cui è nata per approdare nella vita quotidiana e trasformare la conoscenza da virtuale in reale. Interessante nel suo assunto di partenza il film, pur reggendosi su due interpretazioni magistrali di Juliette Binoche (Claire/Clare) e Nicole Garcia (la psicoterapeuta Catherine Bormans), nel complesso stenta a decollare, e se la prima parte fatta di flashback che ripercorrono attraverso i dialoghi tra Claire e la terapeuta Nicole lo svolgersi della vicenda è certamente interessante, la seconda parte risulta troppo prevedibile e prevista ed anche un tantino conservatrice nel suo eccesso di tecnofobia e sfiducia nell’uomo/umanità.