Brexit: come la vedono i fossanesi oltremanica

Sono molti i giovani fossanesi che vivono nel Regno Unito. Abbiamo chiesto a cinque di loro di raccontarci come viene vissuta “lì” la questione Brexit

Era il 23 giugno 2016 quando si è tenuto il referendum della Brexit. Alle urne l’Inghilterra e il resto del Regno Unito hanno deciso di uscire dall’Ue, ma di fatto ancora non si è arrivati ad una soluzione definitiva. Le procedure dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che regola le modalità di recesso di uno Stato membro, sono iniziate il 29 marzo del 2017, quando l’allora governo di Theresa May ha formalmente notificato la sua volontà di uscire dall’Ue. In origine il “Brexit day” doveva essere il 29 marzo 2019. Nove giorni prima della scadenza, il 20 marzo 2019, la May ha chiesto un rinvio. È stato concesso al 12 aprile, infine al 31 ottobre. Intanto la May ha presentato le dimissioni e al suo posto è stato nominato il conservatore Boris Johnson: con il suo arrivo sembrava che il “no-deal” (cioè l’uscita “senza accordo”, definibile come una Brexit senza intese commerciali tra Regno Unito e Unione europea) fosse l’unica soluzione percorribile, perché il nuovo premier vuole uscire ad ogni costo dall’Ue. Invece l’Unione europea il 28 ottobre è stata costretta a concedere la terza proroga in sette mesi al Regno Unito, spostando il termine ultimo dell’uscita al 31 gennaio 2020. Si tratta di una proroga “flessibile”: se il Regno Unito approverà l’accordo concluso da Boris Johnson prima del 31 gennaio potrà uscire dall’Ue il primo giorno del mese successivo la ratifica.

Su "la Fedeltà" di mercoledì 30 ottobre l'intervista a Enrico Berardo, Marco Panero, Enrico Prato, Sara Rambelli e Matteo Mellano, fossanesi che vivono in Inghilterra da alcuni anni.