Elezioni Europarlamento, giovani protagonisti

Gli under25 hanno trascinato l’affluenza alle urne

Giovani reggono la bandiera dell'Europa
(foto SIR)

Sono stati i giovani a trascinare l’aumento della partecipazione al voto alle elezioni europee dello scorso maggio. Già da diverse analisi statistiche nazionali e a carattere politico era emersa questa interpretazione, che viene corroborata da un ampio studio pubblicato dal Parlamento Ue giovedì 31 ottobre. “L’analisi sociodemografica mostra che c’è stato un aumento dell’affluenza per tutti i gruppi della popolazione, sebbene – vi si legge – ciò è più elevato per alcune fasce d’età, con un’affluenza molto maggiore tra i giovani e gli elettori recatisi alle urne per la prima volta”. Sebbene le persone anziane rimangano più propense a votare, l’aumento tra il 2014 e il 2019 è maggiore tra i giovani di età inferiore ai 25 anni (42%, +14 punti percentuali) e tra 25 e 39 anni (47%, +12 punti percentuali), rispetto a quelli di 55 anni o superiore (54%, +3 punti). Il 18 ottobre 2019 la commissione elettorale del Regno Unito ha pubblicato il numero definitivo di elettori nel Regno Unito per elezioni europee 2019. Quindi ora tutti i 28 Stati membri dell’Ue hanno annunciato ufficialmente i loro dati finali sulla partecipazione nazionale, portando l’affluenza finale a livello europeo al 50,66% (+8,06% rispetto al 2014, quando l’affluenza alle urne si era fermata al 42,60%). Tale dato corrisponde alla più alta affluenza alle elezioni europee dal 1994.

Senso civico e fiducia nell’Europa tra le ragioni che hanno frenato l’astensionismo
Lo studio pubblicato dal Parlamento europeo attesta che 19 Stati membri hanno registrato un aumento dell’affluenza nazionale alle elezioni per l’Europarlamento svoltesi nei giorni 23-26 maggio 2019, “con aumenti significativi rispetto al 2014 registrati in Polonia, Romania, Spagna, Austria, Ungheria e Germania”. Anche i Paesi “con un’affluenza tradizionalmente bassa o molto bassa alle elezioni europee, come Slovacchia e Repubblica Ceca, hanno mostrato aumenti sostanziali”. D’altro canto, specifica l’indagine sociodemografica, “l’affluenza alle urne è diminuita in otto Paesi (fra cui l’Italia: 56,1% nel 2019; 58,7% nel 2014), ma mai oltre i 3 punti percentuali. Nonostante l’aumento medio della partecipazione, permangono notevoli differenze tra gli Stati membri, che vanno dall’88,47% in Belgio al 22,74% in Slovacchia.

Secondo il documento diffuso a Bruxelles (che si ricollega a un Eurobarometro), “un maggiore senso del dovere civico ha aumentato l’affluenza complessiva, insieme a un sostegno sempre più positivo per l’Ue e il suo impatto sulla vita degli europei”. Il motivo più comune addotto per il voto era legato al proprio dovere di cittadino (52%). Altre ragioni principali sono state il senso del dovere per il voto (35%), il senso di appartenenza all’Ue, la volontà di sostenere un determinato partito politico.

Fra gli obiettivi dichiarati per un personale sostegno all’Ue risultano: economia e crescita (44%), lotta ai cambiamenti climatici e protezione dell’ambiente (37%), promozione dei diritti umani e democrazia (37%), modo in cui l’Ue dovrebbe operare in futuro (36%) e immigrazione (34%). Almeno un quarto degli intervistati ha menzionato una serie di altre questioni: protezione sociale dei cittadini, lotta al terrorismo, lotta alla disoccupazione giovanile e politica di sicurezza e di difesa. Sono anche menzionati la protezione delle frontiere esterne (21%), la protezione dei consumatori e la sicurezza alimentare (20%) e la protezione dei dati personali (12%).

(fonte SIR)