Maxi-frode fiscale, tre fossanesi arrestati

Operazione "Nemesis" dei finanzieri di Torino e Cuneo: evasi oltre 100 milioni di euro, sequestrati beni per 20

Un'auto della Guardia di finanza

Un’associazione a delinquere “a carattere internazionale”, i cui componenti, ritenuti responsabili di frode fiscale, operavano tra Italia, Stati Uniti, Arabia Saudita e Russia. E tre fossanesi coinvolti. È questa, in estrema sintesi, l’operazione compiuta dalla Guardia di finanza di Torino e Cuneo, i cui dettagli sono stati presentati durante una conferenza stampa convocata nella città della Mole. I finanzieri hanno indagato su fatture false e crediti tributari inesistenti.

Spiegano dal Comando torinese: “Il sodalizio criminale aveva escogitato un meccanismo fraudolento per evadere il fisco attraverso la formazione di falsi crediti e il loro successivo utilizzo in compensazione, tramite soggetti compiacenti, in sede di dichiarazione dei redditi”. Secondo quanto hanno fatto emergere i finanzieri, i responsabili acquisivano società, le “svuotavano” e riuscivano a non versare quanto dovevano allo Stato attraverso fatture e compensi fasulli; l’ultimo passo consisteva nell’intestare le stesse società, quando erano ormai fallite, a cittadini romeni. Il meccanismo funzionava grazie alla complicità di prestanome, che al momento della dichiarazione dei redditi fornivano dati coerenti con quanto volevano far risultare gli ideatori della frode; alcune società erano intestate perfino a un defunto.

Il bilancio complessivo è di nove persone arrestate e di 22 indagati, dei quali 2 sono residenti all’estero; l’evasione accertata è di oltre 100 milioni di euro. Sono stati sequestrati beni per oltre 20 milioni di euro: ci sono immobili di lusso in via Roma, piazza Solferino e all’interno del parco della Mandria a Torino, oltre a decine di Rolex, una Bentley e altre auto di pregio.

La Bentley sequestrata dai finanzieri

I fossanesi coinvolti sono tre professionisti - C.P di 42 anni, P.M. di 45 e L.L. di 54 - che avrebbero fatto da prestanome. Arrestati, sono ai domiciliari. Devono rispondere di concorso in bancarotta.

L’indagine, durata ben due anni, è stata coordinata prima dalla pm Carla Longo di Cuneo e poi dal collega Valerio Longi di Torino; i provvedimenti cautelari sono stati firmati da Cristina Domaneschi, gip del Tribunale di Torino. All’operazione, che al momento degli arresti e del sequestro dei beni ha coinvolto oltre 60 finanzieri, è stato dato il nome “Nemesi”.