Un giorno di pioggia a New York

Un giorno di pioggia a New York

Di Woody Allen; con Timothée Chalamet, Elle Fanning, Selena Gomez, Jude Law, Diego Luna, Liev Schreiber.
Sugli schermi italiani già da qualche settimana, il 52° film di Woody Allen continua ad essere saldamente ai primi posti del box office con un incasso che in Italia veleggia ben oltre il milione e mezzo di euro, segno che l’ottantaquattrenne regista newyorkese non cessa di essere apprezzato da pubblico e critica anche a dispetto di campagne giornalistiche tanto diffamanti quanto fasulle (citofonare Mia Farrow).
Commedia ironica e pungente, “Un giorno di pioggia a New York” è il racconto di un week end romantico (almeno nelle intenzioni) di due giovani fidanzatini e delle immancabili scelte che la vita ci chiede di compiere, un piccolo, delizioso apologo sulle incertezze, i passi falsi e gli inganni dell’amore.
Gatsby (Timothée Chalamet) e Ashleigh (Elle Fanning) sono due giovani studenti universitari che hanno deciso di trascorrere insieme un fine settimana nella Grande Mela. Lui, newyorkese con un nome importante da portare sulle spalle (Scott Fitzgerald, Il Grande Gatsby e tutto ciò che ne consegue) e una discreta supponenza a fare da contorno non vede l’ora di mostrare la sua città alla ragazza. Lei, di Tucson, Arizona, provinciale di molte ambizioni e ancor maggiori speranze ha buone chance di restare affascinata dallo charme un po’ vintage e assai romantico della città amata da Gatsby /Allen.
E poi c’è New York, quella che Woody Allen da oltre quarant’anni ci racconta con incomparabile e inesauribile amore (“Manhattan” è del 1979), ci sono il Metropolitan Museum e il Central Park, i localini caratteristici, le pellicole Anni ’40 e la musica di George Gershwin. C’è tutto quello che serve per essere sedotti da una città, ma il destino sembra aver deciso diversamente e alcuni improbabili incontri finiranno per confondere e mutare i percorsi di Gatsby e Ashleigh facendo prevalere la casualità alla programmazione e regalando al weekend romantico della giovane coppia un epilogo dal sapore wittgensteiniano, poiché come sosteneva il filosofo viennese “fuori dalla logica, tutto è caso”.