“Particolarmente preoccupanti sono i segnali che giungono dall’intera regione, in seguito all’innalzarsi della tensione fra l’Iran e gli Stati Uniti e che rischiano anzitutto di mettere a dura prova il lento processo di ricostruzione dell’Iraq, nonché di creare le basi di un conflitto di più vasta scala che tutti vorremmo poter scongiurare”. Con queste parole il Papa, nel suo settimo discorso al Corpo diplomatico, ha affrontato giovedì 9 gennaio la questione geopolitica al momento più urgente, rinnovando il suo appello di domenica scorsa all’Angelus “perché tutte le parti interessate evitino un innalzamento dello scontro e mantengano accesa la fiamma del dialogo e dell’autocontrollo, nel pieno rispetto della legalità internazionale”.
“Il nuovo anno non sembra essere costellato da segni incoraggianti, quanto piuttosto da un inasprirsi di tensioni e violenze”, la prima fotografia del discorso, tradizionale occasione di inizio d’anno per una panoramica geopolitica delle questioni più scottanti sullo scacchiere internazionale. Giovani, abusi, ambiente, dialogo, disarmo nucleare, migrazioni tra i temi del discorso – durato circa 50 minuti – che Francesco ha articolato a 360 gradi ripercorrendo idealmente le tappe dei viaggi internazionali che ha compiuto nel 2019. Oltre ai conflitti in Siria, Libia, Medio Oriente e America latina, molto spazio alle disamine sulla situazione in Europa e Africa. Alla fine, un augurio particolare al popolo italiano – sulla scorta del cinquecentenario della morte di Raffaello Sanzio – e alle donne, 25 anni dopo la Conferenza mondiale di Pechino. Il 14 maggio – ha annunciato Francesco – si svolgerà un evento mondiale sul tema: “Ricostruire il patto educativo globale”... continua a leggere
(fonte SIR)