“La situazione qui è drammatica, i danni sono incalcolabili, la qualità dell’aria pessima. Fate la danza della pioggia, pregate che arrivi”. Le immagini degli incendi che stanno devastando l’Australia da qualche giorno riempiono le pagine dei giornali di tutto il mondo, le bacheche dei social network di tante persone. “Ma è una situazione che in realtà va avanti da mesi”. A raccontarcelo è Deborah Rosolin, fossanese che dal 2011 vive in Australia. Da una settimana lei e la sua famiglia si sono trasferiti in Central Coast che si trova “a un’ora di auto da Sidney dove abitavamo prima e continuiamo a lavorare sia io sia mio marito. I primi incendi si sono sviluppati tre o quattro mesi fa e pare impossibile contenerli. Ne nascono di nuovi, se ne allargano altri ed ora la situazione ha conquistato la ribalta mondiale perché è peggiorata in modo esponenziale. Le fiamme per ora a Sidney non sono arrivate, ma è quasi accerchiata”. A tre ore di macchina dalla città più popolosa dell’Oceania c’è il parco nazionale delle Blue Mountains, o forse sarebbe più corretto dire c’era: le fiamme lo hanno praticamente raso al suolo. Completamente bruciato così come sta succedendo in tante altre zone dell'Australia. Morte e distruzione sono ovunque: dall’inizio degli incendi le fiamme hanno causato 25 vittime accertate, tra cui tre pompieri volontari, oltre 1.500 abitazioni arse, 900 nel solo Nuovo Galles del Sud (dove si trova Sidney), lo stato più gravemente colpito dagli incendi, nel quale continuano a divampare circa 50 roghi. La biodiversità che l’Australia garantiva ha subito danni catastrofici: secondo la stima sarebbero morti circa 487,5 milioni di animali, tra uccelli, rettili e mammiferi, ma il Wwf Australia teme siano già un miliardo.
Il fumo ormai pervade i cieli australiani, “la qualità dell’aria è pessima – conferma Deborah -. Abbiamo scaricato un’app che ci indica costantemente il livello di inquinamento nella zona in cui ci troviamo. Da settimane, ormai, non vediamo più il cielo azzurro: è come se ci fosse costantemente la nebbia. Alcuni giorni è una foschia leggera, altri così densa che non si vedono la Torre di Sidney e l’Harbour Bridge. Quando torni a casa è come se ti fossi fumato un intero pacchetto di sigarette stando chiuso in uno sgabuzzino”. Nella zona in cui vive Deborah si vive molto all’aria aperta, anche durante le lezioni scolastiche, “ma ormai viene consigliato di stare al chiuso, con l’aria condizionata accesa. I miei tre figli a scuola erano abituati a lezioni e attività fuori, ora vengono programmate all’interno. Lo stesso consiglio, ovviamente, viene dato alle donne in gravidanza”. Ogni tanto Deborah e i suoi figli indossano le mascherine per proteggere le vie aeree, ma certo non sono una soluzione definitiva. L’unica sarebbe riuscire a spegnere gli incendi, grazie alla pioggia e grazie al lavoro, incessante, dei Vigili del Fuoco. “Ora ci sono moltissime iniziative di raccolta fondi. Pochi giorni fa, in un giorno in cui le temperature hanno sfiorato i 45° favorendo ulteriormente il dilagare delle fiamme, attività di ristorazione, negozi di abbigliamento, attività produttive di vario genere hanno scelto di devolvere il 100% dell’incasso proprio per sostenere i costi di spegnimento degli incendi e per sostenere chi ha perso tutto con le fiamme. Sono stati allestiti numerosi ‘drop off point’, punti di consegna, dove è possibile donare abiti, detersivi, alimenti e beni di vario genere”.
La pioggia, l’evento che tutti stanno aspettando, per ora continua a farsi attendere.
Ulteriori dettagli su La Fedeltà di mercoledì 15 gennaio
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