Gli anni ruggenti di Carletto (2ª parte)

Carlo Palestrino sull'Allalinhorn (nel 1964)
Carlo Palestrino sull'Allalinhorn (nel 1964)

Quanti vedono in Carletto un maestro e un modello, vengono da lui forgiati secondo il suo stile di vita, fondata su una fede profonda anche se aliena da ogni bigottismo, su un prorompente entusiasmo misto ad un sano realismo, sulla capacità di sognare pur mantenendo i piedi per terra, smaliziando, se necessario, i più giovani per immunizzarli dalla propaganda subdola e dalla demagogia del momento che confonde le idee e inquina molti dei princìpi in cui egli ha creduto e per i quali da sempre si è battuto. Finita la guerra e ritornata la calma c’è un’intera società da ricostruire, partendo innanzitutto da quello che il fascismo ha soffocato e che occorre far risorgere. Diventato popolarissimo a Sant’Albano nelle vesti di commissario prefettizio, Carlo Palestrino ne diventa anche il primo sindaco del dopoguerra insediato dal C.L.N. dietro insistente premura del capitano Cosa, ma la sua attività non si limita certo all’Oltrestura. Eccolo infatti, come ricordava Gian Franco Bianco in occasione della morte, “buttarsi in ogni campo della società fossanese, dove ci fosse da vivere la fedeltà ai princìpi: la Forte e Sani rinata; la Forza e Grazia appena battezzata, l’associazione scautistica; il Club Alpino”. Come un fiume in piena, Carletto è irrefrenabile nella sua travolgente attività sociale. Tra quanti in questi giorni ci parlano di lui c’è chi, ad esempio, ricorda “il biliardo, i due tavoli da ping pong, il piccolo bar e due giochi da bocce” che allestisce in Via Garibaldi, inventandosi la “Presidenza cittadina di Azione Cattolica”: con la sua prerogativa di precorrere i tempi e vedere lontano, ha intuito che le varie sedi parrocchiali non sono più adeguatamente attrezzate per intercettare i giovani, dalle mutate e sempre più esigenti richieste. Memorabili i concerti che riesce ad organizzare, grazie anche alla presenza in città, dov’è sfollato, del Maestro Carlo Giolito, eccellente pianista del Casinò di Montecarlo.

Non si sa come, e non lo si spiega se non con il suo indiscusso carisma, ma Carletto riesce addirittura a far esibire al pianoforte il Vescovo Borra, accompagnato con il violino da Giovanni Mosca. Essere all’avanguardia e diventar competitivi è la sua parola d’ordine, per affrontare i tempi che cambiano, anzi già son cambiati e impongono nuove impellenti sfide. Se Palestrino è anche in prima linea nella riorganizzazione dello scautismo fossanese, la cui divisa con tanto di cappello non disdegna affatto di indossare, addirittura leggendario è il suo amore per la montagna che cerca di trasfondere ai giovani, facendo risorgere il CAI fossanese, prima come sottosezione di Cuneo e poi come sezione autonoma; qui raccoglie, tra l’altro, la soddisfazione di veder affidata al sodalizio fossanese la gestione, poi addirittura la proprietà (quest’ultima, purtroppo postuma) del Rifugio Migliorero, sempre con l’obbiettivo di forgiare i giovani al sacrificio, alla conquista, al superamento dei propri limiti, di cui la montagna è appunto felice metafora e nel contempo efficace palestra. Sono gli anni ruggenti di Carletto, impegnato su più fronti e sempre con successo, travolgente e dinamico secondo il suo stile. Per un uomo come lui, anche l’impegno in politica diventa un autentico servizio e “la più alta forma di carità”, secondo l’espressione attribuita a San Paolo VI.

La Fossano del dopoguerra lo trova impegnato nella costituzione e nel funzionamento dei Comitati Civici che fanno capo a Luigi Gedda, rendendolo elemento di spicco di quella ritrovata libertà di organizzazione e di gestione della cosa pubblica, in cui non mancano anche toni accesi e virulenti, specialmente nel periodo che precede e fa immediatamente seguito alle elezioni del 1948. Da queste consultazioni risulta eletto alla carica parlamentare Luigi (Gino) Bima, che resterà poi in sella per cinque legislature, cioè fino al 1972. Fossanese di nascita e quasi suo coetaneo, già presidente della Cassa Rurale di Sant’Albano, Gino condivide con Carlettouna lunga amicizia e la comune militanza nell’Azione Cattolica prima, nella Democrazia Cristiana poi. Così quest’ultimo sarà un “bimiano” convinto, anche quando, per le mutate situazioni politiche fossanesi, non sarebbe stato poi così scontato esserlo. Sempre assorbito dal suo impegno politico e uomo di punta della DC provinciale, Palestrino come ultimo incarico nella “sua” Fossano, dove non sempre è capito e a volte non sufficientemente sostenuto, assume la presidenza dell’Ospedale, anche se a metà degli anni Settanta è colpito da una forma tumorale alla gola che tra alterne vicende, remissioni del male che lasciano ben sperare e improvvise recrudescenze, lo conduce alla morte il 29 aprile 1977.

(2-fine)