1917

1917

di Sam Mendes; con George MacKay, Dean-Charles Chapman, Mark Strong, Andrew Scott, Richard Madden, Colin Firth, Benedict Cumberbatch.
Chissà se Sam Mendes ha mai avuto occasione di leggere Rigoni Stern e, in particolare, “Il Sergente nella neve”, lì dove il grande scrittore veneto narra le sue vicende di portaordini sul fronte albanese e poi russo. Già, poiché sebbene si tratti di due guerre diverse, per quanto possano essere diverse le guerre (il film di Mendes è ambientato come recita il titolo durante il primo conflitto mondiale, il romanzo di Rigoni Stern durante la seconda guerra mondiale) le atmosfere paiono le stesse, quelle missioni impossibili tra le linee nemiche a recapitare missive nel fango, quelle trincee scavate nel nulla, i ratti, la fame, la sporcizia, l’orrore e la crudele stupidità della guerra sono lì in quelle pagine come nelle (stupende) immagini fotografate da Roger Deakins (stupende le immagini, certamente non l’orrenda crudezza di ciò che esse ci mostrano).
Frutto di una storia narrata dal nonno soldato (così come ha rivelato lo stesso regista) al Mendes bambino, il film nella sua disarmante semplicità è il plastico spaccato della guerra e dei suoi orrori.
È il 6 aprile, 1917, Blake e Schofield sono due giovani caporali cui viene affidato il compito di recapitare un ordine, dovranno attraversare le linee nemiche per raggiungere il Secondo Battaglione Davon e comunicare loro di non attaccare poiché ciò che li attende è una trappola ordita dal nemico e dal buon esito della loro missione dipende la vita di 1600 commilitoni, tra i quali c’è anche il fratello di Blake. Una corsa contro il tempo e le avversità che Mendes ci narra attraverso un unico, infinito e magnifico piano sequenza che offe allo spettatore un’esperienza immersiva strabiliante e senza eguali, poiché è come se ogni spettatore fosse lì, accanto a Blake e Schofield in quella corsa a perdifiato contro tutto e tutti. Un virtuosismo tecnico di superlativa grandezza criticato da alcuni (i soliti malmostosi?) e apprezzabile da tutti, un esempio di come, a dirla con Umberto Eco, “la forma sia contenuto” e di quanto il cinema sia (soprattutto) “far vedere”. Da non perdere.