Ha conosciuto la Comunità Cenacolo ventun anni fa, frequentando gli incontri mensili per donne, che suor Elvira Petrozzi organizzava a quel tempo nella fraternità “Speranza” di Envie. Incontri che, alla nostra concittadina Claudia Giraudo (nata 43 anni fa a Fossano, parrocchia Sant’Antonio), risuonarono fin da subito come una novità di vita. Da allora ad oggi, dedicando molto tempo alla preghiera e ascoltando suor Elvira parlare della bellezza della donna, lei, che sentiva di avere tante lacune su questo aspetto (nonostante una vita entusiasta come può essere quello di una ragazza, all’epoca ventitreenne), ha seguito la sua vocazione diventando suora tra le “Missionarie della Risurrezione”, nate all’interno della Comunità, quasi contemporaneamente al suo primo incontro con questa giovane realtà ecclesiale. Attualmente, dopo un lungo servizio di sette anni tra i poveri del Brasile, è ritornata nella Casa di formazione delle suore a Pagno, nel Saluzzese, come superiora delle stesse suore, dove è stata riconfermata lo scorso novembre. Un compito che svolge con grande entusiasmo, e che esprime in ogni parola dell’intervista che ci ha concesso con viva cordialità, nonostante il suo tempo così pieno di impegni, anche per il mondo, ma altrettanto disponibile per la “sua cara Fossano”, da cui ha mosso i suoi primi passi umani e spirituali.
Da quanto tempo sei al Cenacolo e perché sei entrata a far parte proprio di questa Comunità?
Dopo una prima esperienza iniziale, ho chiesto di fare un'esperienza di vita comunitaria. Per le ragazze che non avevano avuto problemi di tossicodipendenza, la Comunità proponeva quaranta giorni in una fraternità femminile. Un'esperienza che ho chiesto di fare qualche mese dopo il primo incontro con la Comunità. Con l'idea di ritornare poi a casa, al termine, perché intanto avevo ricevuto delle offerte di lavoro. In quel periodo stavo cercando di comprendere e diventare quel tipo di donna di cui parlava suor Elvira. Al termine dei quaranta giorni trascorsi nella fraternità di Marene, ho sentito l'esigenza di continuare ancora questo cammino, e così sono rimasta, ma questa volta senza fissare un termine preciso di rientro. Intanto nel giro di un anno, grazie anche alla preghiera e alla relazione comunitaria, ho poi sentito nel cuore la chiamata di Gesù di donargli la vita.
Intervista completa su La Fedeltà del 4 marzo