Da Levaldigi a Canale d’Alba, passando per Oulx (2ª parte)

Lucia Cassino

Lucia, con marito e figli, si trasferisce poi a Rivoli, prima di prendere casa definitivamente a Torino. La sua salute, da sempre fragile, è adesso minata da una discopatia della colonna vertebrale che la fa incurvare sul lato sinistro, impedendole, o rendendo estremamente difficoltosi, i movimenti, dal fare il bucato al sollevare pesi. A maggio 1955 si reca a Lourdes: più per assecondare la sua profonda devozione mariana che per cercare un miracolo, che d’altronde mai oserebbe chiedere, soprattutto nel vedere i casi veramente pietosi che approdano davanti alla grotta di Massabielle. Dall’idea di guarigione non è sfiorata, neppure assistendo all’evidente miracolo della ragazza monregalese, entrata nella vasca di Lourdes in barella, completamente paralizzata e uscita con le proprie gambe, completamente guarita. Si accorgerà di essere guarita soltanto alla stazione di Torino, scendendo dal treno e riprendendo a fare i movimenti che da tempo ormai non poteva più fare. La spiritualità di Lucia, da sempre intensa, si irrobustisce sempre più, mentre comincia ad abituarsi alle “incursioni” celesti nella sua vita.

Ad esempio, nel 1965, con molta semplicità, comunica di aver ricevuto l’ordine dalla Madonna di dar vita ad un cenacolo di preghiera, da intitolare, manco farlo apposta, a Maria “Rosa mistica”. Si tratta di un gruppo di fedeli, che prima sporadicamente e poi con sempre maggior frequenza, si radunano, con l’assistenza di un sacerdote salesiano, per pregare. Il 9 settembre 1967 si sente attratta ad una grotta di Oulx, di cui fino ad allora ignorava l’esistenza, insieme ad un gruppo dei suoi Cenacolini, come se fosse invitata ad un appuntamento mariano. Qui ha luogo la prima delle trentadue “apparizioni” della Madonna, in ognuna delle quali le viene trasmesso un messaggio che puntualmente trascrive. Sembra molto evidente l’analogia con le apparizioni di Lourdes: la grotta, l'immagine candida con fascia azzurra, il rosario, l'identità del nome (l’Immacolata), l'indicazione della sorgente, il desiderio di una cappella e il richiamo di processioni alla grotta. Il riferimento a Lourdes è esplicito nelle stesse parole della Vergine. L'11 Febbraio 1968, nell' undicesima apparizione, centodieci anni dopo la prima apparizione di Lourdes, la Madonna dice a Lucia: "Un'altra Lourdes si è spostata in questo lembo di terra per dare comodità ai cari pellegrini che mi amano".

È necessario precisare, per amore di verità, che da parte della Chiesa ancora non c’è stato alcun pronunciamento sull’autenticità di queste apparizioni, che si protraggono fino al 15 agosto 1968, tuttavia questa grotta, contraddistinta da una candida statua dell’Immacolata, è anche oggi una significativa tappa nel panorama spirituale della Val Susa, insieme alla sorgente d’acqua che Lucia ha sempre asserito esser sgorgata su precisa indicazione della Madonna per la guarigione dai mali fisici e soprattutto spirituali. Esaurito il suo compito di trasmettere i messaggi mariani che le sono stati comunicati, Lucia prosegue con la semplicità di sempre la sua missione di moglie e di mamma. Nel 1977 il marito Giorgio muore dopo una breve malattia e in Lucia affiora l’idea di consacrarsi interamente al Signore nella vita religiosa. Incredibilmente, come 60 anni prima, nel ricovero centallese del San Camillo, le aveva profetizzato la mamma agonizzante, si spalancano per lei le porte del Monastero delle Adoratrici Perpetue di Canale d’Alba. Non solo: insieme a lei, in monastero, entra anche la figlia Anna Maria, da sempre orientata verso la consacrazione religiosa ed alla quale la decisione di mamma ha forse impresso una salutare accelerazione. Il loro ingresso in monastero è datato il 24 aprile 1980; il 25 marzo 1981 iniziano il loro noviziato e il 25 marzo 1983 fanno la loro professione religiosa: perpetua per Anna Maria (che così abbraccia anche irrevocabilmente la clausura) e solenne per la mamma, diventata suor Maria Lucia di Gesù Crocifisso. Anche in questa scelta non si dimentica di essere mamma e nonna e nella sua delicatezza sceglie la forma della professione solenne, prevista dalle costituzioni della sua Congregazione, che non la vincola alla clausura e che le consentirebbe, in caso di seria necessità di figli e nipoti, di poter ancora prestar loro assistenza. Spira dolcemente, circondata dai figli e dalle nuore, il 13 ottobre 2002.

(2 - fine)

A chi desiderasse approfondire il singolare itinerario mistico di Suor Maria Lucia Cassino consigliamo vivamente la lettura della biografia “La Tenda e lo Spirito” di Alberto Grosso (Astegiano Editore)