Una voce dalla casa di riposo: “Ecco come lavoriamo con i nostri cari anziani”

La testimonianza di Stefania Gandolfo, psicologa in servizio al “Sant’Anna – Casa Sordella”

(foto Sir)

“Ascolto e metto in pratica questo isolamento forzato. Io qui sto benissimo; i miei figli li sento al telefono e dico loro di non preoccuparsi, che qui mi curano più che bene, ho tutto ciò che mi serve. Per il resto prego e sto insieme agli altri che vivono qui con me, cerco di dare una mano per quello che posso”. È la confidenza, vivace e responsabile, di una signora novantenne che da alcuni anni vive alla Residenza per anziani “Sant’Anna – Casa Sordella”. Che aggiunge: “Io so che questa epidemia è una cosa importante, perché quando mia madre mi raccontava della ‘spagnola’ diceva che tanta gente moriva velocemente e quindi so che bisogna rispettare tutte le regole che chi lavora qui ci ha comunicato”.
Ecco, credo che nelle sue parole si trovi il segreto di ciò che stiamo vivendo in questi giorni. Abbiamo bisogno di speranza e di credere che i comportamenti che stiamo tenendo oggi servono per far star meglio tutti domani. Noi che lavoriamo nelle strutture per anziani impariamo quanto sia importante la loro esperienza di vita per fronteggiare l’oggi, più che mai in questo momento di fragilità. Dagli anziani si impara la responsabilità e il senso di appartenenza ad una comunità. Nei loro racconti è sempre presente la gratitudine verso le persone che nel corso della vita hanno saputo aiutarli. Questa gratitudine è oggi rivolta verso di noi che ci occupiamo: dagli operatori sociosanitari, agli infermieri, ai responsabili dei servizi, il direttore e i medici, che rappresentiamo la loro quotidianità. È l’emozione che ci aiuta ad affrontare con fiducia e speranza l’emergenza sanitaria di questi giorni.

Anche noi operatori abbiamo dovuto adeguarci ad un cambiamento rispetto alle loro richieste perché, mentre per qualcuno è facile capire, per altri diventa un momento di sconforto e non riesce ad accettare di non poter vedere i propri familiari. L’ascolto attivo diventa allora lo strumento cardine che ci permette di poter intervenire maggiormente in modo diretto ed efficace per evitare che aumentino i pensieri negativi. La continuità delle attività di animazione, riadattate alle esigenze del momento e riproposte insieme alle educatrici professionali, è l’altra opportunità per cercare di salvaguardare la routine giornaliera.
Il nostro lavoro è di creare dei momenti di confronto, sia a livello individuale che in piccoli gruppi, per mantenere le attività che si svolgevano in grande gruppo, con la finalità di stimolare le capacità cognitive, ma anche di mantenere attive le relazioni, di soddisfare i loro bisogni, come normalmente facciamo attraverso la relazione d’aiuto, mostrando solidarietà e vicinanza.
I parenti, che nella quasi totalità hanno compreso e accettato le nuove disposizioni, spesso ci dicono: “Sappiamo che sono in buone mani”. La loro fiducia ci conforta ed è di stimolo nello svolgere il nostro lavoro. E anche se ci incontriamo di meno, li rassicuriamo che l’affetto e l’attenzione sono e saranno quelli di sempre e, se necessario, ancora maggiore.

Stefania Gandolfo, psicologa in servizio al “Sant’Anna – Casa Sordella”