Alcuni hanno deciso di tener chiusi i punti vendita le domeniche del 22 e del 29 marzo (è il caso della Dimar e di altri) per alleggerire un po’ la pressione su lavoratori e lavoratrici. Altri di limitare entro termini più accettabili (le 19,30) l’apertura oraria. Ma, in attesa di una nuova stretta governativa, non esistono regole comuni per la grande distribuzione, se non quella di restare aperta in quanto ultimo anello della catena essenziale del settore alimentare.
Su questo tema, e su quello strettamente collegato delle tutele e della sicurezza sanitaria, è intervenuta giovedì 19 marzo la segreteria regionale della Filcams Cgil. “Valutiamo con favore la decisione assunta da grandi gruppi di distribuzione di contenere gli orari di apertura infrasettimanale e di prevedere la totale chiusura o riduzione delle aperture domenicali - scrive il sindacato in una nota -. Aver accolto, anche se non integralmente, le richieste avanzate dal sindacato, è un segnale che giudichiamo favorevolmente, un passo importante per proteggere meglio le lavoratrici, i lavoratori e la cittadinanza. Ci aspettiamo però che le istituzioni, dal governo alle regioni alle amministrazioni locali, assumano tutti i provvedimenti di loro competenza e in loro potere per modificare le norme esistenti, intervenendo per ridurre gli orari delle aperture infrasettimanali e determinare la chiusura domenicale delle attività”.
La Filcams sollecita inoltre l’assoluta necessità di garantire la dotazione dei dispositivi di protezione individuale a tutti i lavoratori, il controllo rigido e contingentato dell’afflusso delle persone, il rispetto rigoroso della distanza interpersonale, l’installazione di pannelli di plexiglass alle casse, la sanificazione costante di ambienti e superfici, la rimodulazione dell’organizzazione del lavoro con turni di lavoro “umani”.