“A Berlino apparentemente per ora è tutto tranquillo”

Il fossanese Enrico Piovano lavora per Amazon nella grande città tedesca

Piovano Enrico

“Il mio alloggio non è il posto più grande per trascorrere una quarantena, ma cerco di adattarmi”. Domenica pomeriggio 22 marzo: Enrico Piovano mi accoglie con queste parole; mentre chiacchiera in videoconferenza da Berlino, mi mostra il suo monolocale, al 9° piano dell’edificio dove abita, con vista su AlexanderPlatz.
Trent’anni, 100 e lode al liceo delle Scienze applicate “Vallauri” di Fossano, due Lauree (in Ingegneria delle Telecomunicazioni al Politecnico di Torino e in Mathematics and Computer Science al Telecom ParisTech) e un Dottorato in Electrical Engineering (specializzazione “Applied Mathematics”) all’Imperial College di Londra, conosco Enrico dai tempi della scuola superiore. Uno studente brillante, geniale, soprattutto nelle scienze fisiche e matematiche. Dopo alcuni mesi di lavoro in Qualcomm, nell’agosto scorso Piovano è approdato in Amazon, che a Berlino ha uno dei centri più importanti d’Europa. “Mi occupo di intelligenza artificiale per Alexa (il famoso assistente vocale di Amazon – ndr), in particolare lavoro sul processamento del linguaggio naturale, cioè sul modo in cui Alexa comprende le frasi e le parole che le vengono rivolte così da rispondere correttamente”.

L’epidemia da Coronavirus è arrivata anche in Germania: come è cambiato il tuo lavoro in Amazon?
Amazon international, fin dalle prime notizie sulla diffusione del virus, aveva dato il permesso a tutti i suoi dipendenti che lo desideravano di poter restare a casa; poi, in seguito alla diffusione del Covid-19 anche qui in Germania, l’azienda ha chiesto a tutti i dipendenti di lavorare da casa; venerdì 13 marzo è stato l’ultimo giorno trascorso in ufficio.

Come si lavora da casa?
Non è difficile. Amazon è un’azienda gigantesca che negli anni ha implementato degli strumenti che permettono facilmente di svolgere l’attività lavorativa da casa. Anzi, già in tempi normali incoraggiava il telelavoro fino a due giorni la settimana. Da un punto di vista pratico per me non è cambiato molto: già prima collaboravo online con colleghi di Boston e Seattle (dove Amazon ha il suo quartier generale), si tratta solo di prendere il giro con i colleghi del team qui a Berlino.

Che aria si respira a Berlino? C’è gente in giro?
La situazione a Berlino apparentemente è abbastanza tranquilla. Nella mia ultima settimana di lavoro (9-13 marzo) era tutto normale, con bar, ristoranti, negozi e discoteche aperti. Poi, dal 16 maggio anche qui hanno chiuso bar e ristoranti, e sono rimaste aperte solo le attività commerciali di prima necessità. Ognuno degli stati federati (“länder”) della Germania ha preso decisioni autonome, particolarmente forti in Baviera - dove il numero di casi positivi è maggiore – che da due giorni ha attuato il “lockdown” (chiusura totale), come in Italia. A Berlino, invece, si può uscire di casa, usare i mezzi pubblici (fondamentali in una metropoli molto estesa, con 3,7 milioni di abitanti), anche se da oggi hanno iniziato a ridurre numero di mezzi e frequenza di passaggi.

E tu?
Non sono eccessivamente preoccupato per il momento, però tra il lavoro, l’organizzazione domestica, la preparazione dei pasti, ecc. esco pochissimo. E quando esco di casa per una passeggiata non si corrono tanti rischi perché Berlino è una città con ampi spazi e le folle si vedono solo nella metropolitana. So però di persone che sin dall’arrivo dell’epidemia si sono chiuse in casa. Del resto, il Governo chiede a tutti di uscire il meno possibile da casa propria e di evitare sovraffollamenti. Non c’è il lockdown, infatti dalla finestra vedo persone, anche anziane, a passeggio lungo le strade e nei parchi. Non c’è panico, l’impressione generale è di una certa tranquillità, forse perché Friedrichshain, il quartiere dove abito, ma un po’ in generale tutta la città, ha una forte presenza di giovani. E poi c’è una cosa “strana” rispetto ad altri paesi: la Germania registra ad oggi oltre 25mila contagi, ma meno di cento morti.

Evidentemente la sanità in Germania funziona molto bene...
Sì, il sistema sanitario tedesco è dotato di molte risorse, robusto, capace di far fronte a molti casi, e, sicuramente, ha avuto tempo di organizzarsi. Così ad esempio, l’ospedale della Charité a Berlino (uno dei maggiori policlinici universitari d'Europa) si è attrezzato con un gran numero di respiratori polmonari in modo da essere pronto a fronteggiare la situazione qualora si aggravasse.