Il suo incubo è finito martedì pomeriggio, quando è uscita dal Carle dopo due tamponi dall’esito negativo. “E lì qualche lacrima mi è caduta”. Anna Giraudo, 35 anni, educatrice al laboratorio Duelli, vive a Centallo con il marito Francesco e il figlio di 8 anni, ed è una delle prime pazienti cuneesi guarite dal Coronavirus: infezione che non sa quando e come possa aver contratto.
All’ospedale di Cuneo era arrivata in ambulanza, nel tardo pomeriggio di lunedì 16 marzo. “Era una settimana, dieci giorni che stavo male - ci racconta al telefono -. Avevo la febbre, la tosse, tanta tosse. Il mio medico mi ha detto che era un’influenza, visto che non avevo avuto nessun contatto con zone o persone «a rischio». Ma con il passare dei giorni sono peggiorata: vomito, dissenteria, non mangiavo più, non riuscivo più a stare in piedi. Così abbiamo chiamato l’ambulanza che mi ha portata all’ospedale di Cuneo”.
Al mattino dopo ha saputo di essere risultata positiva al tampone. Ed è stata ricoverata nel reparto di medicina del Carle, adibito a pazienti Covid. “Eravamo in tre nella stanza - spiega -. Io e una compagna di camera con le cannule di ossigeno al naso e una terza persona con casco respiratore”. “La terapia antivirale era forte - prosegue - e dava effetti collaterali (vomito, sangue dal naso). Ma la prova più dura è stata sotto l’aspetto psicologico. Non sapevamo come sarebbe andata a finire”.
Giorni lunghi, pesanti, senza mai lasciare il letto. Soltanto le visite di medici e infermiere, in abiti da marziani, per evitare il contagio. Tutti molto gentili e comprensivi, “ci rassicuravano, ci dicevano di stare tranquille”.
Avevano ragione loro. Anna, dopo qualche giorno, ha mostrato segni di miglioramento, è stata trasferita in un’altra stanza, ha ricominciato a mangiare. E due tamponi negativi - alla distanza di tempo prestabilita - hanno certificato che poteva tornare alla vita normale.
“Ringrazio tanto i medici e gli infermieri che mi hanno assistita - conclude -. Ci hanno voluto bene. Lo si vedeva. E quando sono uscita erano commossi e felici. Ringrazio anche il sindaco Giuseppe Chiavassa, che in questi giorni ha sempre chiamato me e i miei genitori per chiedere come stavo. Mi ha fatto sentire la vicinanza della comunità”.