Il lavoro principale, se non esclusivo, di Luigi Bracco diventa così la ricerca di Dio, la meditazione della sua Parola, l’annuncio, con uno slancio missionario senza pari, di uno stile nuovo di vita modellata sul Vangelo. Nascono i “gruppi del Vangelo” a dimensione domestica, ospitati cioè nelle case di amici e conoscenti che si lasciano affascinare dalle sue proposte e dalla radicalità con cui annuncia ed attualizza il messaggio evangelico. Non si limita ai confini fossanesi, facendo anche qualche puntata fuori diocesi, addirittura a Peveragno, che raggiunge in bicicletta oppure a piedi perché rifiuta, coerentemente con lo stile povero di vita che si è imposto di servirsi del treno o di accettare passaggi in auto. Nel 1948, insieme a don Antonio Gazzera e Cina Ramonda, dà vita alla “Messa del Povero”, mutuandone nome ed idea dall’analoga esperienza avviata da Giorgio La Pira a Firenze nella chiesa di San Procolo, ma soprattutto attingendo allo spirito più autentico del Vangelo. Sono le Domenicane ad ospitare, all’inizio, questi incontri domenicali dei vecchi e nuovi poveri, ai quali insieme all’annuncio della Buona Notizia di Gesù e alla celebrazione eucaristica, viene offerta la colazione, magari qualche vestito o un po’ di viveri per la settimana. Per qualcuno è anche l’occasione per lasciarsi sbarbare e ripulire, per tutti è sicuramente il posto in cui trovare un incoraggiamento o una parola di conforto.
Gli appuntamenti si spostano poi, e continuano tuttora, alla chiesa di San Giorgio e nei locali attigui, che certamente meglio si prestano a questo genere di accoglienza, ma la domenica caritativa di Luigi non si limita qui, prolungandosi nel pomeriggio con la visita dei malati, nelle corsie dell’ospedale o nei sanatori, dove lascia un segno di amicizia, una parola buona, una rivista. Di pari passo con l’intensificarsi della sua attività a servizio della Parola di Dio, cresce anche una sorta di diffidenza nei suoi confronti, soprattutto in alcune frange del clero fossanese. “Più che diffidenza, ricorda oggi un testimone di quell’epoca, direi una certa difficoltà a capirlo; si avvertiva il rischio che si travisasse il suo messaggio, perché Bracco volava alto, molto alto e mica tutti riuscivano a seguirlo”. D’altronde, non bisogna dimenticare che, soprattutto in epoca preconciliare, una certa diffidenza circonda la stessa Parola di Dio, soprattutto se lasciata in mano ad un laico. Sarà forse per questo che, fin dall’inizio, i “cenacoli spirituali” di Luigi Bracco sono assiduamente frequentati da monsignor Canale, prima, dal teologo Rosso, poi, che con la loro indiscussa autorità ne garantiscono l’assoluta ortodossia.
Dal 7 settembre 1966 le meditazioni di Luigi vengono pubblicate sul nostro giornale diocesano a cadenza settimanale nello spazio “Oasi dello Spirito”, offrendo ai lettori “la ricchezza del suo pensiero, la profondità del suo spirito e anche la squisita delicatezza dei suoi sentimenti che trapelano, ora qui ora là, con accenti di alta e velata poesia prorompente da un cuore appassionato per Dio, da quasi tutti i suoi scritti”. Sarà una collaborazione che durerà trent’anni, cioè fino alla sua morte, anzi anche dopo, visto che a cura dei suoi amici si continuerà per alcuni mesi a pubblicare i suoi scritti inediti. Ma già da ben prima le sue meditazioni hanno una loro divulgazione attraverso semplici fogli ciclostilati che a pacchi vengono spediti e diffusi anche a Torino, dimostrando quanta sete di Dio alberghi nel cuore dell’uomo.
Luigi muore il 14 aprile 1996, domenica in Albis, dopo aver ultimato il suo calvario di sofferenza in unione a quello di Gesù. Proprio il Venerdì Santo è confortato dalla visita e dalla benedizione di mons. Natalino Pescarolo, che lo ringrazia del servizio di preghiera e testimonianza reso per mezzo secolo, definendolo poi, durante la veglia funebre, “maestro e testimone della Parola di Dio”, anzi “una colonna, il midollo di tutta la vita spirituale della Diocesi”. Una testimonianza, forsemeglio di altre, prova a sintetizzare la sua eccezionale esperienza del divino:“La sua vita era caratterizzata da un’autenticità, una schiettezza e una coerenza sorprendenti e anche da aspetti apparentemente contrastanti: severo e gioviale; riservato ed aperto; staccato (“bisogna saper far l’orso se si vuol salvare il tempo interiore per Dio”, soleva dire) e disponibile ; amico dei poveri e amico dei ricchi; netto, radicale, senza mezze misure nelle scelte di vita e amante delle cose belle, della natura, dell’arte, della musica, dei fiori e soprattutto della montagna...”.Insieme alla sua testimonianza di vita e alla sua costante ricerca dell’Assoluto restano oggi di lui, la Casa di preghiera, ancora aperta sul Coniolo, le sue pubblicazioni, le registrazioni delle sue meditazioni, qua e là i suoi spunti e le sue meditazioni, che continuano a circolare e che si trovano anche in internet al sito www.pensierisudio.com.
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