Danno fuoco a sterpaglie e perdono il controllo delle fiamme

Denunciati dai Carabinieri forestali che ricordano le regole per gli "abbruciamenti", ma è un tema "antico" e controverso

I Carabinieri forestali durante un controllo

Quattro sanzioni amministrative da 2mila euro ciascuna e 5 denunce. È il bilancio dei controlli che i Carabinieri forestali della provincia di Cuneo hanno effettuato nelle scorse settimane, per assicurarsi che fosse rispettato l’obbligo di non bruciare “materiale vegetale di risulta”. Il divieto è entrato in vigore dopo che la Regione ha decretato “lo stato di grave pericolosità per gli incendi boschivi, considerato il lungo periodo di assenza di precipitazioni e la forte disidratazione della vegetazione”.

Le denunce sono scattate per persone che, secondo quanto riferiscono i militari, “dopo aver dato incautamente fuoco a cumuli di verde, hanno perso il controllo delle fiamme che si sono estese alla vegetazione circostante cagionando dei veri e propri incendi boschivi”. Per domare le fiamme sono intervenuti Vigili del fuoco e volontari del corpo Antincendi boschivi.

“L’abbruciamento – precisano dal Comando provinciale dei Carabinieri forestali – costituisce una consolidata prassi di gestione stagionale dei residui vegetali finalizzata ad eliminare ramaglia, foglie o sfalci, in particolare all’interno dei castagneti da frutto. La normativa di settore, pur considerando tali residui come dei veri e propri rifiuti, ne tollera l’abbruciamento se limitato a piccoli quantitativi giornalieri, anche per ridurre le polveri sottili dell’aria, come integrazione alla fertilità dei suoli agrari e al di fuori appunto dei periodi a rischio incendio. Le sanzioni per il mancato rispetto di queste disposizioni sono particolarmente severe: per qualunque smaltimento di rifiuti non autorizzato, il Testo unico dell’Ambiente prevede sanzioni sia di natura amministrativa che penale, anche solo per il pericolo che può arrecare all’ambiente”.

Un dibattito antico
Sulla legittimità di bruciare sterpaglie si discute da tempo; di recente, è intervenuta anche la Coldiretti. Alcuni rivendicano questa pratica come “naturale” soprattutto per aree come quelle montane: essa avrebbe, in particolare, il merito di aiutare a tenere “pulito” il sottobosco e limiterebbe così il rischio stesso di incendi. L’attuale Giunta regionale ha cercato di rendere meno rigidi i divieti di abbruciamenti, a meno che, come in queste settimane, il rischio di incendi dovuto alla siccità non richieda un passo indietro.