“Immuni” è l’app per la tracciatura dei contatti. Ma restano da chiarire alcuni aspetti

Non sarà obbligatoria; efficace solo se il 60-70% delle persone la scaricheranno

Il commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus Domenico Arcuri ha deciso: l’app di tracciamento dei contatti (contact tracing) per la prevenzione e il contenimento del nuovo coronavirus è Immuni, ceduta gratuitamente dalla software house milanese Bending Spoons. L’azienda si renderà disponibile sia per lo sviluppo e il mantenimento dell’app nei prossimi mesi sia per l’integrazione della parte server all’interno della infrastruttura della Protezione Civile o delle varie Regioni. L’app è stata scelta perché è quella che più si avvicina alle linee guida elaborate a livello europeo, che prevedono il rispetto di varie regole in materia di protezione dei dati e privacy.
Tuttavia, a questo proposito alcuni aspetti devono ancora essere chiariti e approfonditi.
Immuni non sarà obbligatoria per i cittadini, ma scaricabile gratuitamente e utilizzabile su base volontaria (al momento è in fase di sperimentazione presso alcune aziende, tra cui la Ferrari di Maranello). È ovvio che sarà efficace nel tracciare i contatti e limitare la diffusione del Covid-19 se almeno il 60-70% delle persone la scaricheranno e l’attiveranno sul proprio smartphone. E se verranno fatti i tamponi con rapidità, altrimenti come si potranno tracciare gli eventuali positivi?
L’app userà la tecnologia bluetooth e, scrive l’autorevole sito di tecnologia dday.it (che sta seguendo gli sviluppi della vicenda), “sarà composta da due elementi, uno dedicato al contact tracing vero e proprio, ovvero alla gestione di eventuali contatti tra persone positive e non positive, e un secondo elemento con un diario clinico che dovrà essere usato per fornire lo stato di salute e per poter gestire i casi di ricovero domiciliare”.
Il Commissario Arcuri evidenzia che la tracciatura dei contatti “è una delle azioni di sanità pubblica utilizzate per la prevenzione e contenimento della diffusione di molte malattie infettive e rappresenta un elemento importante all’interno di una strategia sostenibile post-emergenza e di ritorno alla normalità”.

“Ci vuole la collaborazione dei cittadini, altrimenti l’app sarà inutile”
“L’applicazione Immuni – fa notare Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita e dell’Italian Academy of the Internet Code (Iaic), giurista prorettore vicario dell’Università Europea di Roma – sembra conforme ai dettami della privacy, in quanto si può installare soltanto su base volontaria, sia ai fini del proprio tracciamento, sia ai fini della verifica di soggetti contagiati, rispetto ai quali ne rende anonimi i dati identitari. Proprio per questo però – evidenzia il giurista – se l’applicazione non verrà scaricata dalla maggioranza dei cittadini e non solo quelli residenti nei territori più colpiti dal virus Covid-19, la conseguenza sarà che le probabilità di contagio rimarranno alte”.

Approfondimenti su dday.it:
- Dieci domande sull’applicazione
- Immuni sarà open source