La Festa della Liberazione è il momento in cui si ricorda chi combatté e morì per l’Italia, e “non la si tocca per fare altro”. È questa, in estrema sintesi, la posizione del gruppo di minoranza di Fossano guidato da Paolo Cortese. Quest’ultimo – insieme con i consiglieri Rosita Serra, Vincenzo Paglialonga e Francesca Crosetti – ha diffuso una nota con cui replica alla proposta, lanciata dal sindaco Dario Tallone, di dedicare il 25 aprile agli operatori sanitari, impegnati nella “liberazione” del Paese dall’epidemia di coronavirus.
Scrivono i quattro: “Il 25 aprile è Festa nazionale di Liberazione perché ricorda il giorno in cui, nel 1945, il comitato di Liberazione nazionale – presieduto, tra gli altri, da Sandro Pertini – proclamò l'insurrezione di tutti i territori contro il nazifascismo. È una data simbolo, ad alto valore civile. Come tale non la si tocca per fare altro”. E per questo “non è la festa degli operatori sanitari”. Questi ultimi sono però “meritevoli di tutta la nostra riconoscenza”: “Per loro – affermano i consiglieri di minoranza – ci siamo spesi con appelli inascoltati, per far garantire loro condizioni di lavoro protette, sollecitando il primo cittadino a fare pressione (potendolo fare come autorità sanitaria) e con atti scritti alla Regione, ben prima che le trasmissioni Tv nazionali arrivassero a rilevare il «disastro Piemonte »”.
Di qui un’accusa: “È singolare che proprio chi non ha agito politicamente avendone autorità, chi nelle accorate richieste rintracciò inutili allarmismi, chi lasciò la prima linea sanitaria di fatto sola e disarmata adesso senta il bisogno di celebrarne le prodezze e e lo voglia fare proprio il 25 aprile”. Molti fossanesi, peraltro, avrebbero provato “profondo imbarazzo quando le Rsa territoriali, il Sant’Anna in particolare, hanno dovuto pubblicamente denunciare i gravi e sconvenienti giudizi espressi dal primo cittadino in una diretta Facebook”. “Ma l’imbarazzo diventa sdegno – proseguono i firmatari della nota – se chi non avendo mosso un dito e avendo, anzi, accusato di improvvida negligenza chi assisteva i malati covid adesso ha la faccia di farsi promotore del loro eroismo civile, cercando di appropriarsi di un consenso che è solo loro”. L’«aggravante» sarebbe appunto la scelta del 25 aprile, “una scelta che manca di rispetto a tutti, al personale sanitario anzitutto il quale, per primo, stando ai nostri contatti, non ha gradito l’annuncio di una festa posticcia, il giorno della Liberazione”.
“Quella del 25 aprile – si legge ancora – non è una data qualsiasi, sulla quale si può appiccicare qualsiasi retorica sentimentalistica, ma è una data di importanza capitale, senza la quale non saremmo ciò che siamo, non avremmo la nostra Costituzione e non avremmo potuto contare sull’affermazione estesa dei suoi inviolabili diritti. A chi rappresenta la città corre l’obbligo civico di fare memoria, non quello di manipolarne il valore simbolico in operazioni di ottundimento civile che vogliamo credere non siano strumentali”. “Per noi – aggiunge il gruppo di opposizione – il 25 aprile era, è e resterà il giorno che celebra, in modo esclusivo, chi morì per donarci la duratura pace. Per ricordare chi, giovanissimo, morì torturato, fucilato e impiccato senza rinnegare la signoria di un ideale antifascista, realizzato nell’idea più alta di libertà. Attuale oggi come allora. A quei padri noi sentiamo di dovere incondizionato rispetto”. E infine: “La libertà, di cui abbiamo in questi 75 anni illimitatamente goduto, consente, a coloro che hanno memoria corta e povera, persino di dimenticare. Ma questo nulla toglie all’orgoglio che questa ricorrenza significa per l’Italia. Per tutta l'Italia e non per una sua parte. Per questo, per noi il 25 aprile è festa della Liberazione. E basta”.