Olocco è leader in Italia per la produzione di valvole per il trasporto e dosaggio per prodotti granulari o polverulenti di qualsiasi natura: possono trattare prodotti alimentari, plastici, chimici e farmaceutici e molti altri di diversa natura. Abbiamo chiesto a Umberto Olocco, titolare dell’azienda fossanese che nella compagine societaria conta anche la sorella Andreana e il socio Riccardo Mina, di raccontarci cosa significa garantire l’attività produttiva in questo periodo.
Codici Ateco e settori strategici. La vostra azienda ha potuto continuare a lavorare? Noi eravamo presenti come codice Ateco nella prima lista inviata dal Governo. Con l’ulteriore stretta, il 27 Marzo 2020 invece siamo stati esclusi, ma abbiamo fatto regolare richiesta alla Prefettura di Cuneo di poter garantire la produzione viste anche le numerose richieste di continuità ricevute dai nostri clienti, in particolare dai comparti alimentare e plastico. Naturalmente eravamo dotati di tutti gli elementi per rispettare il protocollo sanitario interno, in caso contrario avremmo dovuto prendere anche noi la dura decisione di chiudere temporaneamente.
Le vostre valvole vengono acquistate in buona parte del mondo: quando il Coronavirus era (dopo la Cina) diffuso con numeri preoccupanti soltanto in Italia, come hanno reagito i vostri clienti esteri? Vi chiedevano, ad esempio, una certificazione specifica? Olocco esporta il proprio prodotto, e lo dico con un certo orgoglio, “made in Fossano” in tutto il mondo con quote annuali del 40-45% . Ad inizio marzo abbiamo effettuato spedizioni per la Papa Nuova Guinea, Cuba, Cile, Emirati Arabi Uniti, Cina e Russia, inoltre abbiamo raggiunto il ragguardevole risultato di oltre 100.000 valvole prodotte. Voglio essere molto chiaro su questo punto: non abbiamo mai ricevuto richieste di certificazioni “virus-free”, ma da fine febbraio ogni giorno ricevevo email e chiamate da clienti europei seriamente preoccupati sia per la situazione italiana e sia per la loro stessa incolumità in quanto i loro paesi, pur osservando la tragedia che si stava consumando a casa nostra, non stavano intraprendendo nessun tipo di azione restrittiva per fermare l’epidemia. Dal punto vista umano sono stati giorni molto intensi ed abbiamo ricevuto solidarietà da moltissimi contatti stranieri.
E ora che il Covid-19 è diffuso in tutto il mondo e l'economia mondiale è in difficoltà, state registrando un calo di ordini? Chiaramente abbiamo subito un calo di ordinativi come del resto buona parte dell’industria mondiale. A mio parere la crisi del 2008 e tutti i problemi derivati da essa (ad esempio la difficoltà di accesso al credito il cosiddetto credit crunch) dovevano insegnare qualcosa, quanto meno ad essere più lungimiranti: non pensare solo nel breve periodo ma fare una programmazione a medio-lungo termine. Noi in tal senso ci siamo mossi con una serie iniziative per non ritrovarci più impreparati all’arrivo di una nuova crisi, per tanto non ci rimane che mettere tutto il nostro impegno per superare questo difficile momento, ma perlomeno ora non abbiamo più le armi spuntate. Fossano è una città che ha sempre dimostrato grandi capacità di reinventarsi e ripartire, abbiamo un tessuto imprenditoriale di prim’ordine, sono molto fiducioso e torneremo più forti di prima.
Cosa significa - da imprenditore - lavorare e far lavorare i dipendenti in un periodo di emergenza sanitaria? Prima di tutto mi faccia ringraziare tutti i nostri dipendenti per l’impegno e la professionalità che stanno mettendo in campo per poter continuare l’attività, è esclusivamente merito loro se in questo momento possiamo dare supporto alle aziende strategiche del paese, siamo e saremo molto riconoscenti verso di loro. La nostra società ha messo sempre in primo piano la sicurezza, noi fin da febbraio abbiamo intrapreso iniziative per limitare al massimo i contatti, a partire dal divieto di accesso nello stabile agli autotrasportatori e rappresentanti fino ad arrivare allo smart-working per tutti gli impiegati.
Come vi siete organizzati per garantire le condizioni di sicurezza ai vostri dipendenti? Nonostante tutto anche noi abbiamo navigato a vista prima arrivare ad una definizione del nostro protocollo sanitario. Ad oggi lavoriamo su due turni giornalieri da 6 ore in tal modo dividiamo il personale e garantiamo le distanze di sicurezza, inoltre abbiamo fornito tutti di mascherine di tipo chirurgico, guanti monouso, occhiali di protezione, sapone e gel disinfettanti. Appena sarà possibile farlo anche noi sceglieremo il test sierologico per tutti. Proprio ora ho ricevuto via email una bozza del “Vademecum per la ripartenza delle attività produttive” realizzato da diversi atenei coordinati dal Politecnico di Torino: sono 250 pagine e questo dice tutto sulla complessità dell’argomento sicurezza in questa emergenza sanitaria.
È cambiato il clima in cui lavorate? È sicuramente diverso. Da un lato si fa molta più attenzione, basti pensare alla famosa pausa caffè alla macchinetta che chiaramente non può essere più come prima. Dall’altro lato si lavora con più calma e a un ritmo più basso in quanto non ci sono più le urgenze, forse questo può essere un aspetto da cui prendere spunto per il futuro, soprattutto per quando ripartirà l’economia e saremo di nuovo immersi nella quotidianità.
Il governo ha varato prima il decreto "Cura Italia" e ora sta annunciando alcuni piani per il rilancio dell'economia e per “limitare” le perdite. Ha un'opinione in merito a quanto fatto? Le azioni messe in campo aiuteranno il suo comparto? Giudicherò l’operato del governo più avanti. È chiaro che quando i tuoi margini di manovra sono risicati è molto più difficile poter andare incontro alle richieste di tutte le parti sociali. Nonostante l’Europa abbia sospeso il patto di stabilità, l’aumento di deficit può essere giustificato nell’immediato ma non è una soluzione per il medio termine, come anche il rinnovo del Quantitative Easing da parte della BCE non sarà infinito: nonostante abbia acquistato asset per oltre 60 miliardi nel solo mese di marzo (di cui circa 15 in BTp) lo spread ha riiniziato a risalire non appena si sono diffuse le prime stime previste per il PIL 2020. L’Europa intera è piombata in questa crisi ed è l’Europa che deve trovare gli strumenti giusti per poter supportare al meglio la ripresa, prima lo farà e prima potremo avere maggiori chances per una rapida risalita, altrimenti si rischia una lunga recessione che significa perdere competitività sui mercati a favore di altre potenze economiche che in questo momento stanno mettendo in campo molte più risorse, senza contare il rischio di gravi tensioni sociali.
Le valvole Olocco strategiche per i comparti alimentare e plastico
L’azienda fossanese ha organizzato il lavoro con turni e smartworking