Per la sicurezza dei lavoratori La Pieffe crea un comitato

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A marzo la Pieffe ha raggiunto il prestigioso traguardo di 65mila articoli differenti realizzati. “E’ difficile spiegare in modo ‘poco tecnico’ cosa facciamo – spiega il presidente Igor Ponzo-. Ma in pratica realizziamo per l’industria articoli tecnici in materiali plastici alternativi alla gomma. Possono essere utilizzati in aziende di qualsiasi settore produttivo e lavoriamo esclusivamente su disegno del cliente. Pezzi unici, che a volte vengono realizzati migliaia di volte, che rispondono a singole esigenze”. La Pieffe, nata 70 anni fa, lavora principalmente per industrie europee, ma i suoi prodotti arrivano anche in altri paesi, come nord Africa, India e Canada. Due sono gli stabilimenti, quello principale a Fossano ed uno più piccolo a Mappano (Torino). In tutto ci sono circa 50 dipendenti.
La Pieffe ha uno dei codici Ateco che il Governo ha considerato “strategico”, quindi non siete stati costretti a chiudere. Non a Fossano, ma abbiamo lavorato per alcuni giorni a ranghi ridottissimi e con tempi molto lenti. Volevamo infatti dotarci di un comitato interno, formato anche da Rsu, medico aziendale etc…per garantire la sicurezza dei lavoratori, tenendo conto dei protocolli inviati dal Governo. Insomma ci siamo immaginati come avremmo potuto lavorare. Se non fossimo stati certi di garantire la sicurezza ai nostri lavoratori avremmo chiuso.
Come vi siete organizzati? Abbiamo prima di tutto dotato ogni dipendente di mascherina e guanti monouso. È stato complesso i primi giorni trovare dpi, ma qualcosa lo avevamo già in magazzino per alcuni tipi di lavorazioni e questo ci ha aiutato e ha dato il tempo di reperire ulteriori dispositivi. Ogni lavoratore, poi, è dotato di uno spruzzino con igienizzante e carta per la pulizia dell’area di lavoro e degli strumenti, da utilizzare anche quando utilizzano l’area break. Abbiamo introdotto una novità per l’ingresso e l’uscita dalla fabbrica: le persone entrano (ed escono) scaglionate, in modo tale da evitare l’assembramento sia all’esterno sia negli spogliatoi. A tutto il personale viene rilevata la temperatura corporea ed è stata predisposta una sala dove chi ha oltre i 37.5° (fino ad ora non è stato necessario) viene fatto accomodare in attesa di chiamare il medico e verificare se ci sono procedure da intraprendere. È stata anche predisposta un sistema per la disinfezione dei locali in generale, con la nebulizzazione di un igienizzante. In bagni e spogliatoi questo avviene 3 volte al giorno.
Gli orari di lavoro? Anche quelli sono cambiati? Normalmente lavoriamo su un turno solo “allargato”, ora abbiamo ridotto un pochino l’orario, anche per rispettare i suggerimenti del Governo di limitare il più possibile la convivenza nei luoghi di lavoro.  Siamo venuti incontro a esigenze un po’ personali, ad esempio concedendo il part time o organizzando turni ad hoc, soprattutto, per chi ha i figli a casa. Ci sono anche alcuni dipendenti che avevano problemi di salute pregressi ai quali abbiamo suggerito di rimanere a casa in questo periodo, proprio perché per loro l’eventuale contrazione del Covid-19 potrebbe essere ancora più pericolosa. Abbiamo anche stipulato un’assicurazione per tutti i dipendenti e i famigliari nel caso fossero ricoverati per Covid-19. Un piccolo gesto che ci sembrava importante.
Anche a Mappano avete introdotto le stesse misure? Quel sito produttivo era chiuso dal 16 marzo, perché il codice Ateco non rientrava tra quelli strategici. Ora abbiamo fatto richiesta al Prefetto per la riapertura per rispondere alle domande dei clienti e non rischiare di interrompere, con mancate consegne, la filiera. Anche qui ripartiremo ma in modalità ridotta e naturalmente il protocollo di sicurezza sarà applicato in toto.
È cambiato il vostro modo di lavorare? E’ inevitabilmente più lento e sicuramente più strano. C’è un modo nuovo di stare in azienda a cui dovremmo sottostare a lungo, molto probabilmente. Tanto vale provare ad abituarsi. Devo dire che con un po’ di buona volontà si può fare, anche se non è facile ed è un disagio, soprattutto per chi lavora in produzione. Proprio per questo abbiamo ordinato delle mascherine nuove, che danno la possibilità di “respirare” meglio e in modo meno faticoso.
Perché non vi siete avvalsi del telelavoro? Dove era possibile lo abbiamo fatto, ma è davvero una minima parte. La nostra attività è tutta concentrata in azienda, anche per chi sta negli uffici dove ci sono ancora moltissime tavole e disegni cartacei. Impossibile lavorare da casa. Vero che lo smartworking può essere una valida alternativa per molti, ma non è il nostro caso. E poi va da sé che la produzione…non si può decisamente fare da casa.
Avete trovato collaborazione nei dipendenti? Moltissima, e ci tengo a ringraziarli. Soprattutto ci siamo raccomandanti con loro di mantenere le stesse attenzioni che hanno al lavoro anche quando rientrano a casa. Siamo tutti consapevoli della posta in gioco e ognuno fa la sua parte.
Come hanno reagito i vostri clienti alla diffusione del contagio in Italia? Gli stranieri all’inizio erano molto stupiti dall’atteggiamento del nostro Governo, ma 10-15 giorni dopo erano nella medesima situazione. Però hanno subito messo la “fine” più avanti, scegliendo un approccio differente rispetto a noi che man mano abbiamo posticipato la fine del lockdown. Un paese con cui lavoriamo molto è la Francia che ha lasciato abbastanza libero arbitrio alle aziende: chi sa di poter garantire la sicurezza ai lavoratori può tenere aperto.
Il vostro mercato ha subito una flessione? C’è stato un calo alto del fatturato, soprattutto dovuto al fatto che ora l’80% dei nostri clienti è chiuso e a loro non abbiamo ancora potuto effettuare le consegne. Per quanto riguarda gli ordinativi poteva andare anche molto peggio, e per qualcuno lo è stato. Quindi non possiamo lamentarci. Bisogna trovare il modo insieme al governo di superare questa situazione e rilanciare il Paese. Quella in cui ci troviamo non è una guerra, è una situazione diversa. Ma gli effetti sono uguali: una volta finita ci sarà tanto da ricostruire. Ma a guardarla con positività questo significa che ci sarà lavoro per tutti.