Quindi il paese riparte. Ma lo fa con le scuole chiuse, di ogni ordine e grado. Dagli zero ai diciotto anni i nostri bambini e ragazzi saranno interamente a carico delle famiglie. E qui sorge il primo dubbio: ma come si fa? Come può ripartire un’intera nazione se il sistema organizzativo “tradizionale” è interamente saltato? Tralasciando per un momento le possibili ripercussioni dal punto di vista educativo, pensiamo al concreto: dove li mettiamo i nostri figli?
Certo, questa è una situazione di emergenza straordinaria ed è comprensibile che la prudenza sia posta come “faro” nella scelta di cosa aprire e cosa no. Sappiamo che le scuole non hanno strutture sufficientemente ampie o “modulabili” per garantire la distanza di sicurezza necessaria. Giusto che si debba anche proteggere tutto il personale, soprattutto considerando che l’età media dei nostri insegnanti è la più alta d’Europa, a detta dello stesso Premier Giuseppe Conte. E le persone più a rischio, in caso di Covid-19, sono quelle più avanti con gli anni.
Dal punto di vista teorico, quindi, è tutto comprensibile: se le distanze di sicurezza non si riescono a garantire, il personale va protetto e si deve “frenare” il flusso dei viaggiatori (con le relative difficoltà di social distance) allora le scuole le teniamo chiuse, visto che tra l’altro siamo vicini a quella che doveva comunque essere la fine dell’anno scolastico. Non fa una piega.
Ma nella pratica? Le famiglie che hanno due genitori lavoratori come si organizzano dal 4 maggio a settembre? Il Governo ha confermato che saranno prorogati il congedo parentale straordinario di 15 giorni per chi ha figli sotto i 12 anni e il bonus babysitting di 600 euro a famiglia (sempre per chi ha uno o più figli under 12). Un aiuto, certamente. Ma è difficile immaginare che questo supporto sarà sufficiente ad affrontare tutta l’estate. E pagare 600 euro una babysitter, affidabile e preparata, che bada magari a 2 o 3 bambini contemporaneamente per 8 ore al giorno è dare uno stipendio decisamente basso. Quindi le famiglie dovranno metter mano ai risparmi. Oppure affidarsi all’unica categoria “certa” di non lavoratori: i nonni, per chi ha la fortuna di averli ovviamente. Ma i nonni fanno parte delle persone da tutelare maggiormente in questa emergenza sanitaria, vista la loro età. E fino a quando i casi di Coronavirus non saranno completamente azzerati, nonostante le precauzioni e le attenzioni che tutti utilizzeranno, non ci sarà la certezza matematica di non contrarre il virus, con il rischio di contagiare i figli e di far diventare questi dei “piccoli untori”. E per chi non ha i nonni? Le possibilità si riducono ulteriormente. Chi è fortunato può prendere ferie dal lavoro. Ma chiedere le ferie proprio quando il paese deve ripartire suona un po’ stonato.
I più piccoli, che sono e saranno la risorsa della nostra Italia, in questo momento sembrano un peso.