Marina Pepino, che con i colori riportò la vita in manicomio

marina pepino durante il laboratorio di arte terapia al manicomio di racconigi

È uscito da pochi mesi un libro di Giovanni Tesio sulle iniziative artistiche collegate al manicomio di Racconigi. Il testo porta in copertina l’immagine della scultura che l’artista fossanese Marina Pepino ha donato alla città, posto sul canale Naviglio, all’angolo tra via Salite Salice e via Torquato Tasso.

Giovanni Tesio dedica a Marina un ampio capitolo (Il carretto di Marina) in cui racconta l’interessante - e unica nel suo genere - esperienza di Arte terapia che la scultrice fossanese ha svolto nel manicomio di Racconigi dal ’90 al ’94, su proposta dell'allora direttore dell'Asl Fulvio Moirano. Un’esperienza che ha lasciato un segno profondo nell’artista, ora insegnante al liceo artistico Gallizio di Alba.

“L’impatto con quella realtà fu traumatico – racconta Marina -. Ogni locale chiuso a chiave. I degenti, insaccati in divise tipo lager, trascorrevano il loro tempo allungati sul letto o gironzolavano nel salone; gli occhi persi nel vuoto. Un girone dell’inferno.

In un luogo così grigio, la comparsa dei colori fu di per sé un’azione terapeutica. Così come il fatto che io, entrando, esclamassi “Buongiorno”. Poi stendevo un telo su cui sistemavo i cartelloni e i colori. Ognuno cercava un suo spazio, prendeva i colori e tracciava dei segni”.

Il laboratorio di quegli anni ha prodotto opere stupende.

“La loro è arte pura – commenta Marina -. È l’espressione delle loro emozioni. Nelle loro opere io rivedo Mirò, Kandinsky, Picasso…

 

L’intervista a Marina Pepino su la Fedeltà di mercoledì 29 aprile