Le montagne “riaprono”. O, almeno, così sembra. Nella sezione del proprio sito web dedicata alle “Faq” che riguardano le norme straordinarie emanate per il coronavirus, il Governo chiarisce alcuni aspetti dell’ultimo decreto – quello in vigore dal 4 maggio – sull'attività sportiva e motoria: e sembra esserci un'apertura che permetterà, di fatto, di praticarla anche in alta quota, lontano dalla propria casa.
La premessa è che l’«attività sportiva e motoria all’aperto» è consentita nel rispetto di alcuni accorgimenti che aiutano a ridurre il rischio di contagio. Per praticarla, spiega il Governo, “è consentito anche spostarsi con mezzi pubblici o privati per raggiungere il luogo individuato per svolgere tale attività”, purché esso non si trovi al di fuori della propria regione di residenza. Permane, inoltre, l’obbligo di “rispettare la distanza interpersonale di almeno due metri se si tratta di attività sportiva e di un metro se si tratta di semplice attività motoria” e “in ogni caso sono vietati gli assembramenti”.
La lettera del Cai a Conte
Nei giorni scorsi, il presidente generale del Cai Vincenzo Torti ha scritto al premier Giuseppe Conte per avere chiarimenti sempre sulla possibilità di accedere alle “terre alte”. Le nuove Faq rispondono in parte, non del tutto.
Restano aperte le domande di Torti sulla possibilità di riaprire i rifugi e dedicarsi alla manutenzione dei sentieri. Quanto ai rifugi, il presidente del Cai vuol sapere se “possano annoverarsi tra le attività cui è consentita la ristorazione con asporto, fermo il divieto di consumare i prodotti all’interno o di sostare nelle vicinanze” e se “in un’ottica di riapertura, possono essere raggiunti dal gestore/custode o dal delegato sezionale per i lavori di manutenzione”. Manutenzione è ciò che serve anche per i sentieri e che “oltre a consentirne la percorrenza in sicurezza da parte di milioni di utenti, svolge la duplice funzione di tutela e vigilanza da rischi idrogeologici e di assicurare una linea tagliafuoco in caso di incendi boschivi”: Torti interroga, considerata “la manifesta utilità sociale” di questa attività, se essa sia consentita.
Da Fossano al Migliorero
Se si parla di rifugi di montagna, il pensiero di tanti fossanesi va al Migliorero, in valle Stura. La gestione di questa struttura è affidata, infatti, al Cai della città delle quattro torri, che a sua volta si serve di un custode.
“Il Migliorero fu concepito come albergo e ha numerose stanze: ciò aiuterebbe a garantire il distanziamento sociale, che può invece essere un problema per tanti rifugi, dotati di «cameroni»”, dice – contattato da “la Fedeltà” – Michele Colonna, presidente della sezione fossanese del Cai. Così, ad esempio, in una stanza che abitualmente ospita quattro persone, potrebbero essere accolti soltanto due escursionisti. Quanto ai pasti, c’è ovviamente la possibilità di consumarli non nel rifugio, ma all’esterno.