Bruna Nota Self-made woman e attivista dei diritti umani

“Attraverso la giustizia, la strada verso la pace è un viaggio mai la destinazione”

Nota Bruna Intervista La Fedeltà

Per oltre quarant'anni ha ricoperto ruoli chiave in organizzazioni nazionali e internazionali impegnate in una cultura di pace tra i popoli, fondate sui principi di risoluzione non violenta dei conflitti, sul disarmo, sulla giustizia sociale, economica e politica, sulla difesa della donna e dei suoi diritti (si ricordi la sua partecipazione alla IV conferenza mondiale sulle donne a Pechino nell'estate del 1995), su un rapporto quasi visionario tra imprenditore e dipendente (l'esperienza sfidante e appagante quale direttrice delle risorse umane alla General Electric di Bromont in Quebec) e non ultimo sul rispetto dell'ambiente e la conseguente tutela del pianeta. Ambiti di cui, seppur con un diverso coinvolgimento, ha continuato a occuparsi con suo marito Ian Russell da metà anni Novanta, quando ha deciso di andare in pensione.
Nella sua lunga e intensa attività ha lavorato in Canada, Italia, Belgio, Messico, Pakistan e in varie parti dell'Africa sia come professionista che come volontaria. Un percorso, arricchito nel tempo, con studi in Antropologia a Città del Messico e un MBA (Master in Business Administration) all'università di Toronto e una spiccata propensione per le lingue straniere, fattori che le hanno permesso di colmare quella sete di conoscenza da sempre alla base della sua crescita personale e professionale.
Determinata, pragmatica, pacifista, intollerante verso le ingiustizie sociali e di genere, ha fatto dell'assioma “cambiamento e sfida” la sua cifra stilistica e il motore della sua esistenza.
Stiamo parlando di Bruna Nota, classe 1938, fossanese (nativa di Levaldigi), seconda di cinque figli tra cui Elda, Giovanni (don Nota ndr), Guido e Annamaria, che a fine anni Cinquanta lascia la nostra città per trovare la sua strada prima in Europa e poi nel mondo.
Intorno al 1940 i Nota si trasferiscono da Levaldigi a Fossano, in Via Matteotti, rilevando l’attività di granaglie dei Rocchia.
Sono tempi duri quelli del dopoguerra (ancora vivo nella memoria il bombardamento alla stazione cittadina, ma altrettanto forte quello del profumo dei tigli sul viale alberato per arrivarci), con una famiglia numerosa a cui non è stato fatto mancare nulla. Commovente quando, tra i tanti ricordi, cita “la benzina” (un butun da preve o un bastoncino di liquirizia) che la mamma dà loro prima di andare a scuola in piazza Celebrini.
Un ambiente aperto e di crescita, quello familiare, dove ci si ritrova attorno al tavolo della grande cucina e in cui i figli vengono coinvolti nelle discussioni lavorative e politiche. Una palestra di vita che Bruna assimila con il latte materno, come lei afferma.
Un'esistenza a difesa dei diritti umani, quelli dei più deboli, spesso mettendo in pericolo la propria vita.
Madre di Moira e Martin (e di Mike, figlio adottivo del secondo marito Ian Russell) e nonna di tre nipoti, oggi vive a Toronto una città che onora i padri fondatori indigeni adottando uno spirito di frugalità e collaborazione nel patto “Dish with one Spoon” (un piatto per tutti con un solo cucchiaio) e dove Bruna continua il volontariato in organizzazioni umanitarie e ambientali.
La incontriamo virtualmente, grazie alla tecnologia che azzera le distanze.

Intervista completa su La Fedeltà del 5 maggio.

 

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