La notte ci prepara per una nuova giornata

La riflessione di padre Luigi Bruno dal Brasile colpito dalla pandemia

Padre Luigi Bruno 03 2020

Questa mattina ho letto nel libro di mons. Derio Olivero “Riprendiamoci la vita” a pagina 145-146 una riflessione sulla notte: “Un uomo adulto che al posto di diventare cinico e rassegnato osa sperare oltre ogni notte, quelle personali e quelle della società intera…”. Queste parole mi hanno aiutato a continuare sulla strada della speranza, della solidarietà e della fede.
Qui la notte è molto scura, riempie di angoscia, fa paura. Voi sapete più di me quanto il Coronavirus sia difficile da affrontare perché ci minaccia e ci rinchiude in casa. Ma qui la notte è scura non solo per causa sua. Ci sono altre cause di oscurità. Anzitutto la fame. Molta fame. Per causa della pandemia molti non possono lavorare o perché la fabbrica o lo stabilimento commerciale è chiuso e il governo ha autorizzato i padroni a non pagare gli stipendi, o perché lavoravano in proprio e non hanno possibilità di farlo. Il governo ha promesso 100 euro per famiglia al mese, ma per adesso ha pagato solo un mese e non si sa se continuerà. È angosciante vedere centinaia, migliaia di persone rimanere in coda 8, 10 ore per ricevere questa elemosina. Ma la pandemia, la fame non sono importanti per il governo. Le dichiarazioni del presidente hanno sempre ridicolizzato la pandemia e condannato chi voleva consigliare al popolo forme di difesa. La prima vittima è stato il ministro della sanità, poi il ministro della giustizia. L’unica preoccupazione sua è difendere se stesso e i suoi figli dalle accuse di essere associati a gruppi di giustizieri a servizio dell’estrema destra. Il cosiddetto presidente scherza, deride, minaccia, dice che non ha colpa, non ha una parola umana per i morti, per la fame, solo pensa a difendere se stesso e i suoi figli.
La notte è scura veramente. Ma la notte è anche staccare la spina dalla corsa di affogare tutto nella fretta di arrivare. Arrivare dove, quando... non avevamo tempo di pensare. Questa lunga notte fa cadere le maschere, ci dà la possibilità di pensare, ci mette davanti alla responsabilità del giorno che arriverà. Arriverà il tempo di riprenderci la vita, ma che vita? Mi vengono in mente due frasi di Dom Adriano, vescovo di Nova Iguaçu, che fu sequestrato e torturato dalla dittatura militare. Quando finalmente stava ritornando la democrazia in Brasile lui avvertiva: “Attenzione, è finita la dittatura militare, ma non la dittatura del capitalismo”. E a chi, dopo il sequestro gli domandava se aveva perso l’ottimismo diceva: “Sotto le ceneri c’è la brace e quando meno te lo aspetti riprende il fuoco. Il popolo brasiliano sembra morto, ma la brace rimane accesa”. Si riferiva ai valori umani di solidarietà, di onestà, di resistenza al dolore e alla fatica, alla creatività dei poveri. E aveva ragione. Mai ho visto tanta condivisione tra i poveri. Solo per fare un esempio: una delle comunità più povere della parrocchia è riuscita a distribuire in un mese 4mila pasti.
E allora? Cosa fare? Il futuro dopo la pandemia sarà difficile, moltiplicherà sicuramente la fame, ma con solidarietà, coraggio e illuminati dalla fede apriremo la strada nuova di cui il mondo ha bisogno. Papa Francesco il 12 aprile ha scritto una lettera bellissima ai movimenti sociali e indica la strada da percorrere perché tutti insieme possiamo riprenderci la vita.
Termino ringraziando tutti coloro che cercano di sostenere con la preghiera e anche con aiuti la mia presenza in questa periferia dove Dio mostra la forza della sua presenza nei poveri e attraverso i poveri. Ci stiamo avvicinando alla festa di Pentecoste, lo Spirito Santo illumini tutti noi.

Padre Luigi Bruno