Quasi pronta Immuni, l’app per frenare la diffusione del contagio

Perché il sistema funzioni, l'app dovrà essere installata sullo smartphone da più persone possibili

Immuni

Fra pochi giorni dovrebbe essere disponibile Immuni. Si chiama così l’app italiana di tracciamento dei contatti (contact tracing) per smartphone - sviluppata e aggiornata gratuitamente dall’azienda milanese Bending Spoons - che rappresenta uno dei tasselli fondamentali per la prevenzione e il contenimento dell’epidemia di Coronavirus, all’interno di una strategia per gestire il dopo emergenza e il ritorno alla normalità. Ma non è l’unico. L’app in sé servirà a poco se non si possono fare i tamponi: quando l’utente riceve dall’app l’avviso di essere stato a contatto con una persona positiva al Covid-19, deve poter accedere rapidamente al tampone per verificare l’eventuale positività.
“L'app Immuni – ha scritto Gianfranco Giardina su Dday.it - potrebbe e dovrebbe essere uno strumento prezioso per selezionare chi è più meritevole di fare il tampone, soprattutto per identificare i pericolosi asintomatici, invece di fare esami a campione alla popolazione senza un vero criterio. Avrebbe la precedenza chi ha avuto anche un fugace contatto con una persona rivelatasi positiva, contatto certificato dall'app. E quindi con una certa probabilità di essere diventato anch'esso positivo. In questo modo la speranza di circoscrivere velocemente la linea di contagio e quindi eventuali focolai diviene molto più alta”.

Immuni

Ma perché funzioni Immuni dovrà essere scaricata da almeno il 60% della popolazione, meglio ancora se lo faranno tutti quelli che possiedono uno smartphone. Tanto che qualcuno è arrivato a chiedere che sia obbligatoria. Ma il Governo ha tagliato corto: sarà solo su base volontaria e chi non la installerà non subirà alcuna limitazione di movimento. In particolare, chi fosse risultato positivo al tampone sarà libero di decidere se tenere per sé o se mettere questa informazione, pur totalmente anonima, a disposizione del sistema e della collettività.
La decisione è arrivata anche in seguito alle pressioni dei movimenti di tutela alla privacy. In realtà l’app da questo punto di vista è assolutamente sicura perché non raccoglie nulla se non dati anonimi. Lo ha riconosciuto nei giorni scorsi anche il prestigioso MIT di Boston che ha giudicato immuni come una delle migliori applicazioni di contact tracing per quanto riguarda sicurezza dei dati e affidabilità. E anche il Garante italiano per la privacy ha dato l’ok all’app.
Molti esperti e tecnici stanno analizzando nel dettaglio il “codice sorgente” dell’app per scovare eventuali “bachi”.

Come funziona?
Immuni usa il “sistema” di Apple e Google per le notifiche e per gestire tutta la fase di scambio di chiavi, non fa uso del Gps del telefono ma si serve esclusivamente del bluetooth (che, rispetto al Gps, ha un basso impatto sulle batterie dei telefonini). Apple e Google hanno rilasciato la settimana scorsa gli aggiornamenti di sistema necessari per poter far funzionare Immuni: i possessori di iPhone devono aggiornare all’ultima versione, la iOS 13.5; l’app per Android funzionerà su tutti i dispositivi (Samsung, Huawei, Xiaomi, ecc.) con a bordo Android 6 (e i Google Play Services devono essere aggiornati alla versione 20.18.13 o superiore). Possiamo già farlo da subito. Altrimenti, la prima volta che lanceremo l’app ci verrà chiesto di aggiornare il nostro telefono.
Al primo lancio ci verrà richiesto anche di inserire la provincia: questo permetterà alle autorità sanitarie di fare una sorta di mappa per capire dove servono più posti letto e più terapie intensive.
Lo ripetiamo: Immuni è stata sviluppata con la massima attenzione alla privacy e non condivide in nessun modo dati personali, solo codici anonimi non associabili a nessun individuo fisico e neppure al suo telefono.
Due smartphone con Immuni installata si scambiano codici anonimi e tengono una lista di contatti criptati a bordo del telefono. Questo rende impossibile associare un identificativo a una persona.
Se una persona risultasse positiva al tampone del Coronavirus, darà lei il consenso affinché l’app comunichi che è positivo a tutta la catena di persone con cui è entrato in contatto, cioè è stato a pochi metri di distanza per un certo lasso di tempo. Apposite tecnologie integrate nel sistema operativo di questi smartphone permettono di capire con una certa precisione l’intensità del segnale bluetooth e quindi la vicinanza del contatto.
Tutti i dati, inoltre, saranno cancellati automaticamente dallo smartphone dopo 14 giorni, in quanto è trascorso il tempo massimo di possibile contagio. In ogni caso il 31 dicembre del 2020 verranno comunque cancellati tutti i dati sui server e sui dispositivi (i dati saranno memorizzati su server italiani in Italia e controllati dalle pubbliche autorità).

Ora non resta che attendere l’uscita dell’app e installarla sul nostro telefono: dal 5 giugno si inizierà la sperimentazione in tre Regioni (Liguria, Abruzzo e Puglia) e poi, se tutto funzionerà bene, verso metà giugno ci sarà la partenza a livello nazionale.

APPROFONDIMENTO - Intervista all'avv. Fabrizio Urbani Neri, uno dei componenti della Commissione Covid-19 al ministero dell’Innovazione tecnologica che ha avuto la responsabilità di definire le caratteristiche dell’App ed esprimere una prima valutazione.