Denuncia Ue: la disinformazione ai tempi del coronavirus può uccidere

Ondate di fake news provenienti anche da Paesi terzi. Vera Jourová: “L’Italia è tra i Paesi che sono stati più colpiti dalla infodemia”. E cita, tra le fonti di disinformazione, Russia e Cina

Commissione Europea: i commissari Borrell e Jourovà
Foto SIR - Commissione Europea

“Ondate di disinformazione hanno colpito l’Europa durante la pandemia di coronavirus, provenienti tanto dall’interno quanto dall’esterno dell’Ue. Per lottare contro la disinformazione dobbiamo mobilitare tutti i soggetti interessati, dalle piattaforme digitali alle autorità pubbliche, e sostenere i verificatori di fatti e i media indipendenti”. Lo ha affermato Vera Jourová, vicepresidente della Commissione, illustrando giovedì 11 giugno, assieme all’Alto rappresentante Josep Borrell, le iniziative per contrastare le fake news attorno al delicato tema della salute e della lotta al Covid-19. “Pur avendo intrapreso iniziative positive durante la pandemia, le piattaforme digitali devono intensificare i loro sforzi. Le nostre azioni – aggiunge – hanno radici profonde nei diritti fondamentali, in particolare la libertà di espressione e di informazione”.
Nella “comunicazione” presentata a Bruxelles, si specifica che occorre anzitutto “distinguere tra contenuti illegali e contenuti dannosi ma non illegali”; occorre poi considerare “la labilità dei confini tra le varie forme di contenuti falsi o ingannevoli: dalla disinformazione, che è per definizione intenzionale, alla cattiva informazione, che può essere involontaria”. La motivazione può variare, da “operazioni di influenza mirate condotte da soggetti stranieri a ragioni puramente economiche”. Ciascuna di tali sfide “richiede una risposta calibrata. È inoltre necessario mettere a disposizione una maggiore quantità di dati per il controllo pubblico e migliorare le capacità analitiche”.

“Disinformazione può uccidere. Dovere di proteggere i cittadini”
“La disinformazione ai tempi del coronavirus può uccidere - aggiunge Josep Borrell, Alto rappresentante per la politica estera Ue -. Abbiamo il dovere di proteggere i nostri cittadini rendendoli consapevoli della diffusione di informazioni false e denunciando i responsabili di tali pratiche”. Borrell illustra altre opportune attività da realizzare. “Nel mondo odierno, basato sulla tecnologia, nel quale i guerrieri si servono di tastiere anziché di spade e le operazioni di influenza e le campagne di disinformazione mirate sono un’arma riconosciuta di soggetti statali e non statali, l’Unione europea sta intensificando le proprie attività e migliorando le proprie capacità per combattere questa battaglia”. La pandemia di coronavirus “è stata accompagnata da un’ondata massiccia di informazioni false o fuorvianti, compresi – spiega la Commissione Ue – tentativi da parte di soggetti stranieri di influenzare i cittadini e i dibattiti pubblici nell’Ue”. La crisi in corso “si è trasformata in un banco di prova per dimostrare come l’Ue e le sue società democratiche affrontano la sfida della disinformazione”.

La pandemia è anche un’infodemia
La pandemia di coronavirus “è anche un’infodemia – chiarisce Borrell –, cioè un’enorme ondata di disinformazione e frodi ai danni dei consumatori”. “La disinformazione non solo danneggia la credibilità delle nostre democrazie, ma danneggia anche i cittadini”. Vera Jourova, commissaria, aggiunge: “L’Italia è tra i Paesi che sono stati più colpiti dalla infodemia”. E cita, tra le fonti di disinformazione, Russia e Cina: “Abbiamo sufficienti prove per dirlo”. “Vi sono state operazioni di influenza e campagne di disinformazione mirate, intraprese nell’Ue, nei Paesi vicini e a livello globale da soggetti stranieri e da alcuni Paesi terzi, in particolare Russia e Cina”. Ad esempio, la task force East StratCom ha individuato e denunciato sul sito web EUvsDisinfo “più di 550 narrazioni di disinformazione provenienti da fonti pro-Cremlino”. La Commissione ha inoltre monitorato le azioni delle piattaforme digitali. Sono ora “necessari ulteriori sforzi, più trasparenza e maggiore responsabilità”.
È d’altro canto necessario “garantire la libertà di espressione e il pluralismo del dibattito democratico, un aspetto centrale della nostra risposta alla disinformazione”. Ciò significa “consentire ai cittadini di partecipare al dibattito democratico salvaguardando l’accesso alle informazioni e la libertà di espressione e promuovendo l’alfabetizzazione mediatica e la cultura dell’informazione dei cittadini, compresi pensiero critico e competenze digitali”.
Nel documento diffuso dalla Commissione si legge che durante la crisi l’Ue “ha intensificato le proprie attività volte ad informare i cittadini sui rischi e a rafforzare la cooperazione con altri soggetti internazionali per contrastare la disinformazione”. La Commissione “continua a sfatare i miti che circondano il coronavirus tramite una pagina web che ha totalizzato più di 7 milioni di visualizzazioni”.

(fonte SIR)