Torna a lanciare un grido di aiuto dal Brasile padre Luigi Bruno, missionario fossanese “fidei donum” da oltre cinquant’anni al servizio dei poveri, nella diocesi di Nova Iguaçu (Rio de Janeiro).
A causa della pandemia, il grande Paese sudamericano conta ormai un milione e 300 mila casi di persone positive al contagio da Coronavirus (cioè circa lo 0,6% della popolazione) e oltre 57 mila morti, ma quelli reali potrebbero essere molti di più. La crisi economica provocata dall’emergenza Covid-19 si è sommata alla situazione di crisi economico-sociale preesistente aggravandola ulteriormente e gettando molte famiglie nella miseria e nella fame. È quanto accaduto anche nella zona pastorale che comprende la parrocchia dove opera padre Bruno, che lancia un appello: “Abbiamo bisogno di circa 10 mila euro al mese; questo sogno può anche essere tradotto in gesti più accessibili: con 20 euro riusciamo a dare a una famiglia l’essenziale per sopravvivere un mese”.
Chi desidera dare un contributo, può farlo sul conto corrente bancario intestato a padre Bruno presso Intesa-San Paolo (filiale di via Roma 81, Fossano) Iban IT86 M030 6946 3231 0000 0011754.
Ecco l'appello completo.
Centallo 25 giugno 1967 – “Lote XV” 25 giugno 2020. 53 anni, un lungo e intenso cammino percorso. Molti motivi per ringraziare Dio. Nella fragilità umana un percorso intenso di fede e vita germogliato e maturato in quel di Mellea nella terra fossanese. Ma... non è tempo di guardare indietro, di rimpiangere o celebrare, è tempo di guardare intorno a questa periferia immensa di questo immenso Brasile che ha superato i 57 mila morti a causa della epidemia. Attorno c’è tanta fame, tanta delusione, incertezza, paura, indifferenza. Sì, indifferenza. Il paese è diviso, da una parte chi ha potere e beni materiali, la cosiddetta classe alta, e dall’altra chi non ha. Già diceva dom Adriano Hippolito, per 28 anni vescovo in questa terra, che l’élite brasiliana è la più disumana e insensibile che esista. In questo momento di crisi per la pandemia tutto si rivela nella sua crudeltà.
“Chi ha fame, ha fretta” diceva un sociologo brasiliano. Nel caos politico e sociale in cui si trova oggi il Brasile, l’esempio di Papa Francesco e gli orientamenti della CNBB (Conferenza episcopale brasiliana) fanno sì che la Chiesa cattolica sia una luce di speranza e di coraggio con gesti significativi. Papa Francesco non ci aiuta solo con parole, ha fatto arrivare alla diocesi di Nova Iguaçu una somma che ha permesso di garantire cibo a 100 famiglie per un mese. La Conferenza episcopale ha lanciato una grande campagna dal titolo “È tempo di prenderci cura”. Questo ha provocato gesti generosi di solidarietà tra i poveri. Purtroppo, il problema non è risolto e le previsioni sono di un ulteriore peggioramento. La nostra regione pastorale, composta da 5 parrocchie, si è proposta di invitare i cristiani a guardarsi attorno e registrare le famiglie in difficoltà. Abbiamo già superato 700 famiglie, ma sappiamo che sono molte di più. Cosa pretendiamo? In primo luogo, essere fedeli a Gesù che aveva compassione della moltitudine perché “erano come pecore senza pastore” e ascoltare la sua parola: avevo fame e tu mi hai dato da mangiare. In secondo luogo, vogliamo aiutare le famiglie a conoscere i loro diritti e a fare pressione sulle autorità. E, nell’immediato, suscitare la solidarietà di quanti possono soccorrere chi ha fame. La solidarietà tra i poveri qui ci ha sorpresi positivamente, ma è insufficiente. Allora abbiamo esteso il nostro grido di aiuto. Nella situazione attuale avremmo bisogno di circa 10 mila euro al mese; questo naturalmente sembra un sogno, ma questo sogno può anche essere tradotto in gesti più accessibili: con 20 euro riusciamo a dare a una famiglia l’essenziale per sopravvivere un mese. Non ci resta che stendere la mano e chiedere a Gesù che cammini con noi in questo momento difficile.
Un abbraccio di solidarietà e pace a tutti.
padre Luigi Bruno