Alice Boasso ha vent’anni e da alcuni mesi sta vivendo il suo “sogno americano”. Cosa può desiderare di meglio una campionessa di atletica se non allenarsi nel Paese che ha sfornato così tanti campioni? Soprattutto nella velocità... e la gara preferita di Alice sono i 400 ostacoli, anche se preferisce definirsi un’atleta polivalente.
Diplomatasi con 100/100 nel 2018 al Liceo delle Scienze applicate del “Vallauri” a Fossano, Alice frequenta per qualche mese il corso di Laurea in Infermieristica a Torino. Intanto “USA College Sport”, agenzia internazionale che fa “scouting” di giovani fenomeni sportivi, la nota attraverso il suo profilo Instagram e le propone di andare a studiare negli Stati Uniti, con una borsa di studio universitaria.
Però bisogna conoscere bene la lingua inglese. La sfida non la spaventa, è una ragazza determinata, abituata da tempo (la sua è una famiglia di atleti!) a conciliare lo studio e a coltivare la sua passione per l’atletica. Con ottimi risultati.
Iscritta all’Atletica Fossano 75, nella sua carriera si è già tolta qualche bella soddisfazione. Nel 2017 vince i campionati italiani di atletica leggera all’aperto nelle prove multiple e arriva 2ª nei 400 ostacoli; nel luglio dello stesso anno arriva in semifinale nei 400 ostacoli agli Europei under 20, pochi mesi dopo – è il gennaio 2018 – è campionessa italiana juniores indoor di prove multiple (800 metri, 60 ostacoli, salto in alto, lungo, peso), l’equivalente al chiuso dell’eptathlon all’aperto.
Si butta a capofitto nello studio e a dicembre 2018 sostiene l’esame di ammissione al College, con un ottimo punteggio. Ottenuta la certificazione “Ielts” in inglese, viene contattata da vari “coach” di università americane. A metà agosto 2019 vola negli States, a Lawrence, città di centomila abitanti, 1 ora d’auto a ovest di Kansas City. “È la realizzazione di un desiderio; fin da piccola pensavo: «Come sarebbe bello andare a correre e a studiare in America»!”. Ora il sogno si avvera.
A Lawrence, grazie ad una borsa di studio universitaria di circa 40 mila dollari, si iscrive alla facoltà di Biologia dell’University of Kansas, istituzione pubblica fondata nel 1865 e frequentata da 25 mila studenti! L’università fa parte della National Collegiate Athletic Association (Ncaa), un’organizzazione che gestisce le attività degli atleti che partecipano ai programmi sportivi di oltre 1200 college e università nel Nord America. La University of Kansas è nella “division one”, quella che annovera gli atleti più forti. La sua squadra di basket primeggia nel torneo di pallacanestro tra università americane organizzato dalla Ncaa.
Com’è stato il primo impatto sotto il profilo sportivo?
I ragazzi negli Stati Uniti sono abituati a praticare diversi sport, quindi all’inizio la preparazione è piuttosto generica e abbastanza leggera. Poi, con l’avvicinarsi delle prime gare comincia a intensificarsi e diversificarsi. La maggior parte delle gare si svolge nei primi mesi dell’anno: fino a marzo al chiuso, poi all’aperto.
Sicuramente le università hanno strutture che noi in Italia ci sogniamo...
Durante l’inverno ci allenavamo in una struttura al coperto con una pista per l’atletica di 200 metri e il campo di erba sintetica che permetteva di praticare discipline come il lancio de giavellotto. Poi ci sono varie piscine, riscaldate e non, ci sono fisioterapisti a disposizione degli studenti...
Come funziona l’attività sportiva all’interno dell’università?
D’inverno per gli studenti-atleti la sveglia è alle 6, per un’ora di allenamento sulle piste; alle 8 iniziano le lezioni, fino alle 12,30. A seguire di nuovo allenamento. Poi il ritorno a “casa”, per me un appartamento nel college, che condivido con altre tre giovani. Alle 18 c’è un’ora di “tutoring”, cioè uno studio organizzato e assistito. Infine, di nuovo al college. Questa è la giornata tipo.
Intervista completa su La Fedeltà del 1° luglio