Nessuno si senta escluso

La settimana scorsa mentre il nostro settimanale andava in stampa iniziavano a rimbalzare nella piazza virtuale dei social e su vari siti di informazione nazionali le parole, in alcuni casi censurate per decenza, ma in ogni caso difficilmente fraintendibili, di un giovane che in una sorta di monologo delirante inveiva verbalmente nei confronti di una donna di colore. Inutile ricostruire ora i contorni della vicenda, che ancora sta tenendo banco e che avrà evidentemente anche conseguenze legali, ed inutile andare nel dettaglio delle parole utilizzate con un misto di violenza e leggerezza che sconcerta. Tra le reazioni possibili, la delusione, il disgusto, la rabbia. In una storia dove purtroppo di rabbia ce n’è già tanta, troppa. Sulla vicenda è intervenuta anche Elena Bonetti, ministro delle Pari opportunità e della Famiglia: “Condivido perché ci sia più consapevolezza tra di noi della responsabilità che tutti abbiamo nell’educare i più giovani e degli effetti che l’odio ha sulla loro formazione e sulla possibilità di crescere come cittadini capaci di concepire il bene comune”. Accanto alla responsabilità personale, che pure resta e deve restare, non possiamo non pensare che ci sia una responsabilità più allargata che interpella un po’ tutti. Noi che siamo adulti, o che ci definiamo tali, quale mondo stiamo costruendo? Quanto contribuiamo alla diffusione di parole di odio e divisione? Con le nostre parole ma anche con silenzi di menefreghismo che diventa complicità. Un cantante-poeta canta “La storia siamo noi, nessuno si senta escluso...” Ecco.