Coronavirus, in Italia persi 500mila posti di lavoro in 3 mesi

Nei Paesi dell’area Ocse caduta Pil del 15%; tasso di disoccupazione è passato dal 5,3% di gennaio all’8,4% di maggio

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foto SIR

L’impatto del Covid-19 sul mercato del lavoro è stato immediato e drammatico. In pochi mesi i progressi fatti negli ultimi dieci anni sono stati spazzati via: nei 37 Paesi Ocse il tasso di disoccupazione è passato dal 5,3% di gennaio all’8,4% di maggio. Tra i Paesi più colpiti l’Italia che in soli tre mesi ha perso 500mila posti di lavoro. Lo rivela l’ultimo rapporto Ocse “Employment Outlook 2020: Facing the jobs crisis”, presentato giovedì scorso nel corso del webinar promosso sui canali sociali dell’Università Cattolica dal Dipartimento di economia e finanza e dal Centro di ricerca sul lavoro “Carlo Dell’Aringa”. A illustrare i dati l’economista Andrea Garnero (Ocse). “La sospensione forzata di gran parte dell’attività economica, associata alle misure di lockdown adottate in molti Paesi, e la disarticolazione delle catene globali del valore hanno determinato una crisi economica senza precedent”, ha detto il direttore del Dipartimento Luca Colombo aprendo il dibattito, moderato dal giuslavorista Michele Fagioli e introdotto da Claudio Lucifora, docente di Labor Economics. “In moltissimi Paesi, gli interventi a supporto dei redditi sono stati immediati e ingenti. Si calcola che in Europa l’intervento discrezionale a sostegno dell’economia (sussidi e crediti a favore di famiglie e imprese e differimento del pagamento di imposte) sia stato di oltre il 3,5% del Pil dell’area, oltre naturalmente all’azione degli stabilizzatori automatici pari a un ammontare intorno al 5% del Pil”. Ciononostante, ha aggiunto Colombo, “nell’area Ocse la caduta del Pil tra l’ultimo trimestre del 2019 e il secondo trimestre 2020 è stata pari più o meno al 15%”. E ancora: il numero di ore lavorate, per i Paesi Ocse per i quali ci sono dati disponibili – Australia, Canada, Corea, Giappone, Stati Uniti, è caduto in misura 10 volte superiore nei primi tre mesi della crisi Covid-19 rispetto a quanto accaduto nei primi tre mesi della crisi finanziaria globale del 2008-2009.

Ripresa ci sarà ma costi dureranno anche nei prossimi anni
Sono due i messaggi da cogliere dai risultati del rapporto Ocse. Il primo, ha spiegato Andrea Garnero (Direttorato per l’occupazione e gli Affari sociali, Ocse), “tenere sotto controllo la pandemia altrimenti si cade in nuove misure restrittive che pesano sull’economia; il secondo, che la ripresa ci sarà ma i costi da affrontare dureranno non solo nei prossimi trimestri ma anche negli anni a venire”. Ulteriore aspetto da considerare, “contrariamente a quello che viene detto, la pandemia non è una ‘grande livella’ anzi rischia di “ampliare ulteriormente le disuguaglianze dal momento che a subire maggiormente gli effetti del Covid-19 sono i lavoratori più vulnerabili a basso salario e che non possono fare il telelavoro, quelli autonomi e a tempo parziale, le donne e i giovani: basti pensare che la disoccupazione giovanile è passata dall’11,2% di febbraio al 17,6% di maggio”.
Ovvio che “la soluzione della crisi sanitaria rimane la ‘conditio sine qua non’ per risolvere la crisi economica”, ha avvertito Garnero. Quanto all’Italia serve ora passare a una fase di ricostruzione, di “Building better”, che si fondi su vari pilastri, tra cui “politiche attive e passive, un adattamento della cassa integrazione, un maggiore contatto con i giovani, la creazione di nuovi posti di lavoro”. Per questo, ha concluso Claudio Lucifora, docente di Labor Economics, “le politiche che riusciranno a guidare una riallocazione delle risorse saranno quanto mai importanti”. Lo “scenario peggiore” che si potrebbe prospettare, anche con i fondi del Recovery Fund, sarebbe quello di “distribuire a pioggia le risorse mantenendo in vita imprese già morte”.

(fonte SIR)