“Io, Borges e la Divina Commedia”

Rodo Ellena, argentino con origini benesi, parla del suo grande connazionale e del rapporto con Dante

Rodolfo Ellena, argentino con avi a Bene Vagienna, parla di Borges e Dante

Lo scorso ottobre, “la Fedeltà” dedicò un articolo a Rodolfo Ellena, argentino di Buenos Aires che era giunto a Bene Vagienna per sapere di più sulle origini italiane della sua famiglia. Pubblichiamo ora un articolo che lo stesso Rodolfo, grande appassionato del nostro Paese e della sua lingua, ha scritto in questo 2020 in cui si contano 121 anni dalla nascita di Borges, il grande poeta anche lui argentino. Ciò che lega Borges e il nostro Rodo non è soltanto la terra natale: anche Borges fu affascinato dalla cultura italiana, e Rodo lo spiega molto bene nelle righe seguenti raccontano la “scoperta” che il poeta argentino fece di Dante e della sua Commedia.

Borges è nato nel 19° secolo e ha scritto durante il 20° secolo per i lettori del 21° secolo. Il suo rapporto con “La Commedia” risale al 1930, quando per caso si imbatté nei tre volumi di Dante e iniziò la sua lettura sul tram che lo portava dalla sua casa nel quartiere Palermo della città di Buenos Aires alla biblioteca dove lavorava nel quartiere di San Telmo. In quel viaggio di due ore, ogni giorno, avanti e indietro, con una versione bilingue italiano-inglese, scende all’Inferno, attraversa il Purgatorio e arriva in Paradiso.
La potente influenza dell’opera di Dante su Borges ha un lato chiaro ed esplicito nei “Nove saggi danteschi”: prendendo di volta in volta versi della Commedia, Borges scrive questi nove racconti forti e brevi come la frase che lo ha ispirato. L’altro lato, forse più implicito, dell’apparizione di Dante in Borges è il suo lavoro “L’Aleph” (questa è una lettura del XXI secolo che è legata anche al concetto fisico di quantum), dove c’è un personaggio che ama una donna che non c’è più e scende in un seminterrato dove vede tutto, anche ciò che non doveva vedere.
Ci sono anche riferimenti di sfuggita, ad esempio nella sua Poesia congetturale, dove scrive: “Come quel capitano del Purgatorio che fuggendo a piedi e insanguinando la pianura, fu accecato e abbattuto dalla morte ...”. È una citazione di Dante (Purg V, 99), che Borges usa per descrivere la fine di un suo antenato, il patriota Francisco Narciso de Laprida.
Centoventuno  anni dopo la sua nascita, è un piacere ripercorrere l’opera di Borges e ricordare che il rapporto fra Italia e Argentina è un legame del sangue, rafforzato da questo talentuoso legame intellettuale.