Covid in Piemonte: le terapie intensive tornano ai livelli di fine aprile

I pazienti in intensiva sono 213, i ricoveri ospedalieri salgono a 3.379. Tutti i numeri del 3 novembre

Pronto Soccorso - Covid Cuneo

L’indice Rt (sui contagi) attorno all’1,8. E terapie intensive e ricoveri che continuano a raddoppiare, o quasi. Il Piemonte è nel mirino, così come la provincia di Cuneo che - fonte Il Fatto quotidiano - è (dati aggiornati alla scorsa settimana) la sesta in Italia per incidenza della nuova ondata in rapporto alla popolazione. 
Il bollettino di martedì 3 novembre non è proprio un manifesto di ottimismo. Raffrontati ai dati della settimana precedente, gli attualmente contagiati sono cresciuti del 30% (da 59.618 a 77.832), le terapie intensive del 76% (da 121 a 213, come lunedì 27 aprile), i ricoveri ospedalieri del 67,6% (da 2.016 a 3.379). La percentuale dei contagiati sui tamponi sale dal 19,6 al 25% (il Piemonte, martedì 3 novembre, è la regione con la percentuale più alta in Italia, in pratica un positivo ogni 4 tamponi) e quella di asintomatici sul totale dei nuovi contagi scende dal 48 al 41%.
Va su più del doppio la curva dei decessi, che in una settimana passa da 77 a 158 nuovi casi, di cui 17 in Granda, mentre quella dei nuovi guariti scende da +2.650 a 2.583 in Piemonte restando stabile in Granda (da 393 a 395). 

Per Fossano, i numeri del Comune aggiornati a martedì 3 novembre registrano la presenza di 230 persone positive al coronavirus e 260 in isolamento fiduciario. Pochi i ricoveri: appena 2, percentuale di molto inferiore a quella regionale. Una sessantina i guariti da quest’estate. 
Nell’hinterland - aggiornamento alle 11 di lunedì 2 - Centallo è a 66 (ma il sindaco ha nel frattempo annunciato che si è toccato quota 80), Sant’Albano a 23, Trinità a 22, Bene Vagienna a 21 come Villafalletto, Marene a 20, Cervere a 14, Salmour a 8 come Vottignasco. Nel resto della Granda tre Comuni hanno superato quota 300: Cuneo con 609, Bra con 358, Saluzzo con 302. Più di Fossano c’è anche Savigliano con 270. 

“Con questo incremento nessun sistema sanitario al mondo, non dico il Piemonte, può reggere” - afferma l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi. Dunque? L’obiettivo, ha spiegato nell’ultima informativa in Consiglio regionale, “è cercare di curare a domicilio tutti coloro per i quali è possibile”. “Si fanno molti ricoveri - ha detto - e i tecnici ritengono che molti casi potrebbero però essere trattati a domicilio”. Come esempio da seguire, ha citato quello di Ovada dove “il progetto Covid-Home prevede che all’accesso al pronto soccorso si facciano approfonditi esami e chi può viene rimandato a casa, quindi seguito dalla medicina territoriale e dalle Usca. In questo modo - aggiunge - si è registrata una diminuzione dei ricoveri del 50 per cento”. 
Dal dire al fare, però, c’è di mezzo il potenziamento della medicina territoriale: quello che era stato promesso al culmine della prima ondata e che ancora non si vede all’orizzonte.