Attentato a Vienna: “I terroristi cercano di riorganizzarsi sul territorio”

L'attentato a Vienna (e a Nizza) nel commento di Claudio Bertolotti, direttore esecutivo dell’Osservatorio sul radicalismo e il contrasto al terrorismo (React)

Vienna Attentato
foto ANSA/SIR

L’attentato di Vienna, con al momento 4 civili morti e 17 feriti di cui 7 in gravi condizioni, “indica la volontà dei terroristi di riorganizzarsi sul territorio e di dare una risposta agli appelli che, da aprile ad oggi, sono stati lanciati dallo Stato Islamico, o da ciò che ne resta, e da Al Qaeda che hanno esortato i loro seguaci a colpire in Europa”. È quanto dichiara al Sir Claudio Bertolotti, direttore esecutivo dell’Osservatorio sul radicalismo e il contrasto al terrorismo (React), autore del libro “Immigrazione e terrorismo: I legami tra flussi migratori e terrorismo di matrice jihadista” (ed. Start InSight).

Commentando l’attacco terroristico di lunedì sera (2 novembre) nella capitale austriaca, l’esperto afferma che “purtroppo l’attentato ha avuto successo poiché ha provocato vittime. Gli attentatori hanno mostrato una discreta capacità di condurre guerriglia urbana anche se non in modo efficace”. L’attentato di Vienna, che ricorda nelle modalità gli attentati di Parigi, al Bataclan nel 2015 e a Bruxelles nel 2016, con centinaia tra morti e feriti, spiega Bertolotti, ha avuto un “minore successo strategico. Gli attacchi in Francia e Belgio, infatti, riuscirono a bloccare il traffico aereo europeo. A Vienna si è registrato solo un blocco funzionale a livello cittadino, quindi più limitato, sebbene abbia portato alla mobilitazione delle Forze armate e uno schieramento imponente di poliziotti”. Inoltre, aggiunge l’esperto, che è anche direttore di Start Insight, organismo che si occupa di temi geopolitici, “a Parigi e Bruxelles gli attentatori avevano espresso e portato a compimento un’azione suicida vera e propria. A Vienna questa volontà è mancata”. Stando alle notizie che arrivano, oltre a un terrorista ucciso, ci sarebbero dei complici in fuga: “se questi ultimi avessero voluto immolarsi – rimarca Bertolotti – si sarebbero fatti uccidere armi in pugno così da morire da martiri e ottenere una grande eco nella cosiddetta comunità dei radicalizzati”. Altro elemento che differenzia gli attentati di Parigi e Bruxelles da quelli di Vienna è “il mancato utilizzo di esplosivi”... continua a leggere

(fonte SIR)