Torna il segno meno davanti al numero di ricoveri in ospedale

Ma resta alto il numero dei decessi. La Granda supera i 600 morti dall’inizio della pandemia: 215 negli ultimi due mesi

Coronavirus Ospedale
Foto ANSA

È tornato il segno meno davanti al numero di ricoveri ospedalieri in Piemonte di pazienti positivi al Covid. Non accadeva da settembre. Ed è la notizia più bella dall’inizio della seconda ondata della pandemia. Martedì 24 novembre se ne sono contati 5.116, martedì 17 erano 5.150, venerdì 20 avevano raggiunto l’apice con 5.225. L’auspicio è che la piegatura della curva, frutto di tre settimane di “zona rossa”, venga confermata e consolidata dall’andamento dei prossimi giorni.
Intanto, c’è già un primo risultato: è il leggero (leggerissimo) allentamento della pressione sugli ospedali, che si registra anche in Granda dove pure tutti i posti Covid sono pieni: a Cuneo, Verduno, Saluzzo e Ceva (i due ospedali dedicati), Mondovì e Savigliano. Ma, perlomeno, questa settimana non se ne sono dovuti aggiungere altri, sottraendoli alle attività ordinarie già decisamente compresse. Unica eccezione i 10 posti in più attivati a Mondovì. Al bisogno - fanno sapere dall’Asl Cn1 - si punterà ancora su Savigliano, dove ad oggi sono occupati interamente i reparti di Medicina al 5° e al 4° piano, ma dove si potrebbero ricavare altri 10 posti letto. La speranza è che non sia necessario, per la conferma del trend discendente e anche per il “paracadute” aperto sabato con i 455 posti dell’ospedale temporaneo del Valentino, a Torino, destinati a pazienti a bassa intensità di cura, a disposizione di tutta la Regione.
Resta il segno più, invece, davanti ai posti letto occupati in terapia intensiva, che in sette giorni sono passati da 384 a 404. La crescita si è calmierata: dal raddoppio dei casi di metà-fine ottobre, la percentuale di incremento settimanale è calata al 76%, poi al 52%, quindi al 18% e ora è al 5%. Quanto basta, tuttavia, per portare il dato complessivo sopra il livello di guardia dei 400 posti.
Ciò che più fa spavento, e più rende l’idea della tragedia che stiamo attraversando (non tutti con la consapevolezza che sarebbe necessaria), è però il numero dei morti. In Piemonte sono 5.719, e sono cresciuti di 529 unità nell’ultima settimana; in provincia di Cuneo, lunedì 23 novembre, hanno superato le 600 unità, con un incremento settimanale di 57, comunque inferiore a quello dei sette giorni precedenti quando si piansero 83 vittime.

Un dato più di altri dà la misura della progressione numerica nella Granda: il 24 settembre i morti erano ancora 400. Oggi (martedì 24 novembre) sono 615. Vuol dire che un terzo dei decessi dall’inizio della pandemia si è concentrato negli ultimi due mesi. È, al di là dei numeri, un’«antologia di Spoon river» che scorre davanti agli occhi nella lettura dei manifesti funebri o dalle cronache dei giornali della provincia, con provenienze inequivocabili (come quelle dagli ospedali Covid) e più casi di decessi avvenuti abbondantemente sotto la media statistica degli 80 anni.
Anche i decessi - è la spietata logica dei numeri - contribuiscono a liberare posti letto per i ricoveri ordinari e in terapia intensiva. Una contabilità a cui concorrono anche i guariti, terminologia sotto la quale ricadono i pazienti in uscita dall’ospedale e quelli che invece hanno completato il ciclo di guarigione a casa o (ce ne sono molti) non si sono mai ammalati restando asintomatici per tutto il tempo della quarantena. 
Per la dinamica della pandemia, che al picco dei contagiati fa seguire quello dei malati e, per ultimo, dei deceduti o di chi si è ripreso, quella dei guariti è oggi la voce per fortuna in maggiore ascesa. In Piemonte, sempre alla data di martedì 24 novembre, sono 70.581, +18.010 rispetto alla settimana precedente e +11.834 a quella prima ancora. In provincia di Cuneo se ne contano 7.983 con un incremento di 1.788 rispetto a sette giorni fa. Erano stati 900 in più martedì 10 novembre e 396 in più martedì 3, a testimonianza di una progressione continua.

L’andamento generale è confermato anche dal numero complessivo dei contagiati, che ha decisamente cambiato, rallentandola, la velocità di crescita. Fra tutti è il dato meno affidabile perché dipende dal numero oscillante dei tamponi e, in parallelo, dalla volontà o meno di rincorrere il virus anche tracciando i soggetti senza sintomi: una regola che da qualche settimana sembra ormai molto allentata, come tende a dimostrare la percentuale crescente di sintomatici sul totale dei pazienti testati.
Percorso analogo per il numero di persone in isolamento domiciliare che oggi in Piemonte sono 71.555. Negli ultimi sette giorni sono cresciute del 4,8%, una percentuale inferiore al 66, 53 e 27% delle settimane di novembre. Il totale fa comunque impressione: è pari a quello di tutti gli abitanti di Fossano, Bra e Saluzzo messi insieme.