Sos dalle Case di riposo: “La Regione ignora la drammaticità della nostra situazione”

Le Diocesi chiedono aiuto: “A rischio la tenuta della rete socio-assistenziale. Ma finora siamo stati ignorati”

Anziano Malato

Arriva forte e chiaro il grido d’allarme delle Case di riposo cuneesi e piemontesi. È rivolto al presidente della Regione Alberto Cirio e ai prefetti di Torino e di Cuneo e denuncia la “grave crisi delle strutture per anziani e disabili”, ulteriormente acuita dalla pandemia. La lettera porta la firma del vescovo di Pinerolo Mons. Derio Olivero, del presidente delle Associazione Case di riposo cuneesi Silvio Invervelli e di Marco Armand Hugon della Diaconia Valdese Valli, Torre Pellice, ma è anche il pensiero delle Diocesi di Fossano, Alba, Cuneo, Mondovì, Saluzzo e Vercelli, per un totale di 84 strutture rappresentate direttamente con 5.735 posti letto complessivi e 4.123 lavoratori.

Il dito è puntato sulla Regione Piemonte, sotto accusa per la “palese disparità di trattamento e di attenzione, non solo rispetto ad altri settori economici, ma anche in confronto agli interventi di altre Regioni a sostegno delle residenzialità per anziani e disabili”. Tra gli esempi citano la Regione Veneto che, a differenza del Piemonte, si fa carico di “tutte le spese per i dispositivi di protezione individuale”, e il Consiglio regionale della Lombardia che “di recente ha stanziato la somma di 250 milioni di euro a favore delle case di riposo lombarde”. “Tutto questo - proseguono i firmatari - ci fa ritenere che la sua Giunta ignori la drammaticità della situazione in cui versano le Rsa piemontesi e i gravi e imminenti rischi per la tenuta della rete socio-assistenziale, con pesanti ricadute sulle fasce più fragili della popolazione e nei livelli occupazionali”.

L’auspicio è che la nuova sollecitazione (e la sua diffusione pubblica) stimoli risposte differenti dal silenzio e dalla mancanza di provvedimenti fin qui registrati. Tre, in particolare, sono le richieste: quella di accollarsi l’intera spesa per i «Dpi» “per tutti i posti autorizzati come residenzialità, indipendentemente dalla fascia assistenziale e dal convenzionamento” (oggi la spesa è coperta soltanto per i convenzionati, con “valori di riferimento per il rimborso giornaliero abbondantemente sottodimensionati rispetto ai costi effettivamente sostenuti”), di favorire “lo sblocco dei convenzionamenti” (a fronte di una “riduzione di inserimenti particolarmente evidente e ingiustificabile nell’anno in corso”) e di assicurare “uno stanziamento urgente e indifferibile a sostegno delle strutture per il danno che hanno subito e continuano a subire per la riduzione degli inserimenti”.

I firmatari ricordano, infine, “la difficoltà a reperire personale infermieristico e assistenziale, amplificata dall’arruolamento massivo da parte dell’Ente pubblico”: un problema in più che si aggiunge a questa stagione già molto difficile rendendo problematico - tra contagi e quarantene - anche il semplice reclutamento del personale necessario per mandare avanti le strutture.