I presidi delle Superiori bocciano la Scuola a doppio turno

“Buone intenzioni che confliggono con la realtà”. Le ragioni del No alla proposta della Regione

Scuola Banchi - foto di repertorio
Foto Sir

La proposta della Regione Piemonte di far ripartire la scuola, il 7 gennaio, con un doppio turno di ingresso e lezioni dalle 8 alle 14 e dalle 10 alle 16, per alleggerire il carico sui mezzi di trasporto, spaventa i dirigenti scolastici della Granda, che hanno scritto al prefetto di Cuneo Fabrizia Triolo per denunciare le criticità del modello e avanzare una proposta alternativa.
La lettera porta la firma di 25 presidi tra cui Paolo Cortese dell’Iis Vallauri, Alessandra Pasquale del Liceo Ancina, nonché Antonella Germini dell’Iis Umberto I (che comprende anche l’Agraria di Cussanio). E contiene una bocciatura senza appello ad un’ipotesi che, pur “sorretta da alcune buone intenzioni e da una facile ed efficace rappresentazione mediatica”, finisce per creare tali e tanti problemi da mettere a repentaglio "l’esercizio del diritto allo studio per una fascia non residuale di ragazzi”.

“È impensabile - rilevano in primo luogo i dirigenti - che i percorsi, i tempi e le geometrie di tutte le tratte coinvolte nel complesso dedalo dei trasporti scolastici cuneesi (che incrocia vettori locali, servizi dedicati, tratte ferroviarie, coincidenze e cambi - spesso frutto di anni di interventi puntuali e migliorativi) possano essere replicati nella fascia oraria successiva”. Né bastano - anche sulla base di esperienze del passato - le rassicurazioni in arrivo dai decisori politici (“e non - fanno notare - dagli operatori del settore, che al contrario esprimono le nostre stesse preoccupazioni”).
Ma, ammesso e non concesso che si riesca a quadrare il cerchio del servizio, occorrerebbe poi rielaborare l’orario scolastico: quello “messo a punto in estate da ogni scuola attraverso un lavoro certosino di centinaia di ore, e che le scuole non potrebbero realisticamente, in poche settimane, ripensare integralmente”. Un orario - precisano - legato a lunga serie di vincoli: l’obbligo del distanziamento che ha reso inidonee alcune aule per le classi più numerose; il numero di aule inferiore al numero delle classi che rende necessario l’avvicendamento nei laboratori; i numeri e la presenza di studenti con disabilità insieme ai docenti di sostegno che impediscono l’interscambiabilità di aule e classi; le palestre, spesso di proprietà degli enti locali, utilizzabili in convenzione soltanto fino alle 14; gli obblighi di sanificazione del personale Ata, che nelle scuole superiori non è stato potenziato da organico Covid, come è invece successo alle scuole primarie...
Non è tutto: i prèsidi puntano il dito anche sull’impatto che il doppio turno avrebbe sulla vita dei ragazzi. “Uno studente che parta alle 8 di casa per giungere a scuola alle 10, frequentare le lezioni fino alle 16 per poi rientrare in serata a casa, quando e dove mangerebbe ogni giorno il pranzo?” - si chiedono. “E quando potrebbe studiare?” - incalzano. Non è chiaro nemmeno dove potrebbe mangiare, dal momento che le scuole non sono attrezzate per il servizio mensa. “Non crediamo - riassumono - che il tempo dello studio possa essere trascurato o penalizzato in modo così evidente da un modello organizzativo che nuoce gravemente ad ogni sua possibile fruizione”.

Altre criticità, inoltre, emergono in ordine “alle attività di recupero e di programmazione collegiale e a quelle di valutazione periodica (consigli di classe e scrutini), a quelle extrascolastiche ed extracurricolari, che dovrebbero tutte, fatalmente, essere collocate in orario preserale”. Senza contare che “alcune scuole (istituti alberghieri, indirizzi musicali, ecc.) prevedono già ora attività pomeridiane obbligatorie che si sovrapporrebbero alle altre e che quindi non si potrebbero effettuare”.
Di fronte a tutti questi nodi, i dirigenti scolastici rilanciano pertanto l’opportunità di attenersi a una soluzione in due punti. Il primo: “garantire il trasporto del 75% degli studenti, orientando le ulteriori risorse, anziché al raddoppio di tutte le corse, al potenziamento di quelle che ci sono alle 8 e alle 14 (e prevedendole con arrivi intervallati)”. Il secondo: “prevedere una didattica in presenza del 75%, come previsto dal Dpcm, che significa lasciare alle scuole la rimodulazione della Didattica a Distanza, portando ad una presenza media - in un mese e a rotazione - di 3 settimane su 4”.
“È un modello razionale, sostenibile e del tutto compatibile con le esigenze delle Scuole (e crediamo del sistema dei trasporti cuneese) - concludono -. Un modello che pone al centro le esigenze di tutti i ragazzi, anche di quelli che per residenza famigliare appaiono più svantaggiati”.

La Regione se ne convincerà?