L’addio a Elisabetta Capello Levrone, “penna” de La Fedeltà

Aveva 82 anni. Per quasi trent'anni ha collaborato con il settimanale

Elisabetta Capello

Raccontare la propria città, in tutte le sue sfaccettature. Fotografarla, descriverla. Dedicandosi anche alla cronaca più spicciola, più ordinaria e feriale. Perché tutto è importante nella vita di una comunità, come quella del Fossanese che lei ha amato infinitamente. Con spirito di servizio. Perché così ha vissuto quasi 30 anni di collaborazione con la Fedeltà, fotografando e scrivendo di cronaca varia.
Elisabetta Capello Levrone ci ha lasciati in questo terribile anno in cui la pandemia ci distanzia e spesso ci allontana in modo tragico e doloroso. Era ricoverata da tre settimane per un male scoperto nei mesi scorsi, che pareva “gestibile”. Già progettava di ritornare e di raccontare anche l’esperienza ospedaliera con i medici che l’avevano seguita “con professionalità e squisita umanità”, per dirla come lei “in modo superlativo”. Poi il peggioramento cui si è aggiunta la positività al Covid. Se ne è andata domenica sera, pochi giorni prima in una telefonata si diceva “serena e preparata a tutto”, ma anche desiderosa di tornare alla sua passione, la scrittura, alla sua famiglia, agli amici, tanti, ai suoi affetti. L’epilogo è stato diverso, inaspettato.
Martedì pomeriggio erano in tanti a salutarla per l’ultima volta, in Cattedrale per i funerali celebrati dal vicario generale, mons. Pierangelo Chiaramello.
Elisabetta era nata a Fossano 82 anni fa. Aveva conosciuto l’amore della sua vita, Fulvio Levrone, quando aveva appena 14 anni. A 19 il matrimonio. “Erano due persone totalmente agli antipodi - ricorda la figlia Laura - papà metodico, preciso, ma anche schivo e di poche parole, lei un vulcano di idee, curiosa, instancabile. Forse la loro diversità, il loro essere completamente complementari è il segreto di un amore così grande”.
Aveva seguito il marito, dipendente della casa editrice Abete a Roma, e poi sempre con lui a Torino quando iniziò a lavorare alla Utet. E proprio la professione di Fulvio l’ha fatta avvicinare al mondo della scrittura, dei libri “con il loro profumo inconfondibile” e più avanti al mondo dell’informazione. E fu lui a consigliarle di scrivere. Un articolo inviato al direttore de la Fedeltà, don Piergiorgio Giorgis, la catapultò tra le pagine del giornale cittadino che negli anni è diventato la sua seconda casa.
“La sua cucina era anche il suo ufficio - aggiunge Laura - appunti, articoli scritti a mano e foglietti ovunque. E poi la sua macchina fotografica che portava sempre con sé”.
Ha accudito il marito durante una malattia degenerativa durata più di vent’anni, con amore infinito, attenzione, con dolcezza. Lei che era dolce e forte al tempo stesso.
“La pensiamo ora accanto al suo Fulvio - ha ricordato don Chiaramello durante la messa - perché Dio ha seriamente a cuore i nostri affetti. E la immaginiamo già intenta a raccontare, scrivere e fotografare la nuova vita che sta vivendo. Che è per sempre”.
Elisabetta Capello Levrone lascia la figlia Laura con Francesco, la nipote Daria con Denis, Giulia con Fabio ed il piccolo Jacopo. A tutti loro giungano le affettuose condoglianze de la Fedeltà.

...ed ora il registro di questo articolo di giornale cambia. E diventa un ricordo personale. Non si fa, lo so, non è giornalistico. Ma per Isa, anzi per Ecl (quella sigla che amavi perché aveva dentro anche un pezzo di Fulvio), per te, si può fare!
Cara Elisabetta, in questi ultimi vent’anni abbiamo lavorato insieme, ci siamo confrontati, abbiamo riso (quanto abbiamo riso!), abbiamo raccontato Fossano. Con infinito affetto. Ogni tanto ti dicevo di moderare un po’ i superlativi, tenere da parte qualche parola per i momenti davvero speciali. Qualcosa del genere sta succedendo a me, adesso. Che non trovo le parole. Ogni tanto, lo so, troverò in redazione uno dei tuoi appunti scritti a mano, ritroveremo le foto che hai fatto. E sembrerà di averti ancora con noi. E sarai ancora con noi.
Ti voglio e ti vogliamo bene.