Centallo, nonostante il Covid, tiene “accesa” la memoria

La cerimonia in tre tappe in ricordo delle vittime della Shoah e dei caduti alpini in Russia

Centallo Giorno della Memoria

Una cerimonia inevitabilmente ridotta, vista la pandemia, ma intima e intensa ha onorato  a Centallo la Giornata della memoria. Mercoledì 27 gennaio, una delegazione composta dal vice-sindaco e da esponenti delle Associazioni ha fatto tappa nei luoghi della memoria del paese - il monumento agli Internati, il sacrario del Pax vobis e il monumento agli Alpini - deponendo lumini per ricordare le vittime della Shoah e i caduti alpini in Russia.

Al Pax vobis, a nome del Comitato della memoria, Pieranna Magnano ha letto alcuni versi di Tonino Guerra. “Contento, proprio contento sono stato molte volte nella vita - recitano -, ma più di tutte quando mi hanno liberato in Germania e mi sono messo a guardare una farfalla senza la voglia di mangiarla”.  Evocano la realtà dei lager, in cui attraverso fame, freddo, malattie, umiliazioni e sofferenze di ogni genere fu realizzato il programma di morte progettato dal regime nazista.

Un'altra poesia, di Giuliano Penso, letta da Livio Giacoma, capogruppo uscente degli Alpini, è stata invece dedicata ai caduti di Russia, tra i quali figurano anche tanti centallesi.

La tappa finale è stata in chiesa dove si è ricordato l’arciprete don Giuseppe Barbero, parroco di Centallo dal 1954 al 1985, che fu cappellano militare degli Alpini e internato in un campo di lavoro in Germania dal ’43 al ’45.

Una delle sue espressioni preferite era “teniamo acceso il lucignolo fumigante". "Era per lui il simbolo della fede, della speranza, a volte così fievoli da rischiare di spegnersi, ma che dobbiamo adoperarci per non lasciar morire del tutto - ha ricordato Pieranna Magnano -. L'espressione vale, in questi tempi difficili, anche per la memoria: un lumino da tenere acceso, mano a mano che i testimoni diretti scompaiono”.

A questo nobile scopo hanno contribuito anche tutti i fedeli che hanno partecipato alla funzione e che, all’uscita, hanno ricevuto un lumino spento da deporre in uno dei tre luoghi della Memoria, ognuno presidiato da un alpino, presso i quali era possibile trovare una candela accesa da cui prendere la fiamma che ha bruciato fino a notte inoltrata.